un discorso da tenere inter nos
tanto che non so da dove cominciare, ma voglio togliermi sto tarlo dalla mente.
si sente solo che parlare di crisi e povertà, ma ho fatto caso fin dai tempi dello sboom americano quanti tra gli intervistati fossero sovrappeso per non dire obesi.
e lo stesso lo sto notando nei filmati che riprendono le folle e le manifestazioni nelle piazze delle nazioni che si stanno impoverendo, compresa la nostra.
allora mi son guardata intorno e in effetti c'è un sacco di gente che pesa il troppo.
sono tornata a confrontare le immagini che raccontano la protesta e pare a me che più si scende nella scala della disgrazia e più è frequente trovare corpi sfatti ma tutt'altro che emaciati.
e dire che ho sempre pensato che qualche chilo in più fosse compensato da un miglior carattere, invece, pare proprio il contrario.
è che pare a me poco credibile che qualcuno ben pasciuto possa sbraitare di non avere di che mettere nel piatto.
non sarà, invece, che costoro stiano sbagliando la loro dieta o che troppe merendine si siano mangiate il loro cervello?
perché, a mio avviso, è molto indicativo che chi pretende con tanta avidità lo faccia unicamente per riempire dei vuoti invece che per difendere dei diritti e la propria dignità.
prendersi cura del proprio corpo, anzi della propria salute è, sempre secondo me, un dovere primario che, se trascurato, denota scarsa autostima e, di conseguenza, una sorta di delega totale anche di ciò che ricade sotto la propria responsabilità.
è un discorso già fatto quello che un po' di crisi male non fa.
vero, ma qui il ragionamento è un altro.
lo hanno capito coloro i quali hanno scelto di 'vivere senza soldi', abbandonare volontariamente il lavoro e gli agi per fare una scelta di vita più austera e spartana che mettesse al primo posto la dignità e l'essenziale, dimostrando che a un single possano bastare poche centinaia di euro al mese per vivere in modo soddisfacente.
diverso il caso di chi ha famiglia, tuttavia vi sono sempre dei margini su cui agire per ridimensionare l'esistenza prima di rinunciarvi.
pretendere che le cose tornino a girare in modo da ingrassare davanti alla tv riparati da un lavoro insoddisfacente purché consenta di possedere beni inutili e tirare la carretta guardando dall'alto in basso chi povero lo è davvero, ma spesso ha più dignità e amor proprio è sbagliato e porta, quello sì, alla povertà di spirito che infatti dilaga per ogni dove.
esperienze e pareri di vario tipo:
io sono nessuno
addormentarsi da ricco, risvegliarsi da povero
economia dell'impoverimento
vivere a roma con 500 euro al mese ed essere felici
come cacchio si vive con 600 euro al mese
vincere la crisi spendendo meno di 1000 (mille) euro all'anno
>>> a tavola con l'assassino
provvisoriamente _ ironicamente _ fugacemente _ instabilmente _ cinicamente _ p a r a l l e l a m e n t e_click
.
(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia, mi soddisfa e tanto mi basta.
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lunedì 8 aprile 2013
martedì 5 marzo 2013
decrescita (in)felice
Dev'esser vero che "La bellezza delle cose esiste nella mente di chi le osserva" (David Hume) perché oggi ho fatto qualche foto, ma quando sono tornata a casa e le ho riviste i soggetti mi son parsi molto meno belli e per niente interessanti rispetto a quelli reali.
A dire il vero mi ricordavo l'altra frase, quella di Goethe: "La bellezza è negli occhi di chi guarda", simile ma a pensarci meglio, diversa.
Si può interpretare come a dire che il bello lo si possa vedere guardando altri occhi che a loro volta ci guardano.
Ma è la bellezza che salverà il mondo? Dostoevskij sembrava esserne sicuro, Serge Latouche e Pierre Rabhi riprendono il concetto e rispondono: "potrebbe".
Peccato siano gli stessi che hanno inventato la decrescita felice, in antitesi con la crescita che invece è una brutta cosa, e trascurando del tutto il fatto che, a decrescita in atto, tutto sia tranne che felice.
E la bellezza?
Pure.
A dire il vero mi ricordavo l'altra frase, quella di Goethe: "La bellezza è negli occhi di chi guarda", simile ma a pensarci meglio, diversa.
Si può interpretare come a dire che il bello lo si possa vedere guardando altri occhi che a loro volta ci guardano.
Ma è la bellezza che salverà il mondo? Dostoevskij sembrava esserne sicuro, Serge Latouche e Pierre Rabhi riprendono il concetto e rispondono: "potrebbe".
Peccato siano gli stessi che hanno inventato la decrescita felice, in antitesi con la crescita che invece è una brutta cosa, e trascurando del tutto il fatto che, a decrescita in atto, tutto sia tranne che felice.
E la bellezza?
Pure.
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