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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

sabato 27 novembre 2010

Della famiglia


Buon sabato a tutti e tutte!
anche a chi stamattina ha chiamato numerose volte sul telefono di casa (evidentemente per una scemenza dato che se fosse stato importante avrebbe provato sul cellulare) e quando alla fine mi sono alzata ha smesso di cercarmi:(

Delle famiglie è la terza parte di sette che ho scritto per raccontare, attraverso gli occhi di chi solitamente ha un punto di vista "super partes" le mie riflessioni sui temi della mia vita, forse.
Forse perchè in ciascuna delle sette parti c'è sempre (ma solo una volta) un forse...

Corsi e ricorsi, la prima (lì trovate anche l'indice e i link alle successive parti)



Delle famiglie perchè ciascuno ne ha sicuramente più di due. Forse non così in passato, sicuramente non così all’inizio. Idealmente si nasce con l’idea che la famiglia sia e sarà sempre solo una, massimo due considerando quella che a volte si forma in età adulta; poi, dipende.
Dalla famiglia immaginaria e più rispondente ai bisogni e alle aspettative a quella sostitutiva quando la propria risulti inadeguata o venga a mancare fino a quella che darà a sua volta origine al suo doppio.
Disunita e ipocrita la mia famiglia d’origine è stata nel tempo incarnata da figure parentali del passato e amicali del contemporaneo.

Prima di conoscere prematuramente il lutto interno al clan sono mancati tanti amici che hanno contribuito a disperdere il poco di famiglia che ho conosciuto, imparato e trasmesso.
Ci sono razze animali che amano vivere in comunità e altre che preferiscono la solitudine. Stormi di aquile nessuno ne vede eppure anche loro hanno il loro concetto di coppia e di famiglia così come me.
Ricordo qualcosa di diverso nel quadro che avevo dipinto nella mente e mai sulla tela così come so bene perchè quel piano prospettico sia di sfondo invece che in primo livello.


All’inizio ho pensato che la ricchezza emotiva fosse la base della necessità creativa ed estetica che rendeva i canoni tradizionali insufficienti a rappresentare il mio modello di riferimento nei diversi campi dell’esperienza umana.



Adesso sono sicura che ci sia altro, ma rinuncio a ricercare definizioni lapidarie o aforistiche. Mi limito a lanciare il sasso e osservare i cerchi nell’acqua.
So bene come sono i cerchi prodotti dai sassi lasciati cadere nell’acqua.
Se invece si tirano di piatto diventa meno prevedibile sia l’effetto e sia il risultato.
Il primo sasso fa tre salti prima di colare a picco, il secondo si scontra subito con un’onda e il terzo sembra una pallina da golf che scivola verso la buca spinta da pochi metri. Tutti e tre arrivano sul fondo. Qual è la parte significativa dell’azione tra il gesto, il percorso, il risultato; tra l’intenzione, l’effetto, l’obiettivo.
Tirare su dei genitori e farsi crescere dai figli, essere al tempo stesso figlia, madre e nonna è un mestiere complicato.


Tutti risentiamo di questa fatica quotidiana di apparire consoni ai ruoli tanto da far preferire nascite di senza famiglia in un mondo di senza famiglia o quantomeno sperare di rinascere tartarughe di mare.
Pensandoci a fondo vengono da dire un sacco di cose anche sugli aspetti che riguardano la tenuta in equilibrio emotivo delle diverse famiglie tra loro.
Fuori dagli schemi formali, intendo appunto a livello affettivo, io stessa che mi sono messa fuori dalla famiglia d’origine fin da subito, fatico a percepire il confine interno tra il nucleo da cui ho preso vita e quello che mi discende.
Nella difficoltà mi rassicuro con il solito, nulla mi è dovuto, nulla devo che scaturisce dalla consapevolezza di essere vigile e attenta a evitare di nuocere e pretendere.

Mi arrendo alla ragione e intanto me la vedo con le altre parti che non ne vogliono sapere, che vorrebbero avere il loro spazio come ancora bambina, ancora ragazza, come già donna, già vecchia, come quella che ho pensato di diventare, mai semplicemente come sono.
Un castagno è un albero, l’aquila un animale, una pietra un minerale, una donna e diversi altri esseri discriminati, mai una persona. E basta.
Allargando il discorso appare evidente come la disgregazione dell’etica collettiva dipenda anche dalla perdita, nella donna, della capacità di trasmettere ciò che caratterizza l’appartenenza al genere umano e lo diversifica dal resto.
Paradossale perchè al contrario la maggiore determinazione e affermazione post femminista invece di valorizzare il ruolo educativo e morale ha visto spegnere quel faro di riferimento e di guida dell’animo umano e conseguentemente della società.
Singolarmente una brava donna, buona madre, figlia, nonna che sia possono poco a questo punto. Ciascuno orfano solitario e responsabile di sè in quanto persona sarebbe già un buon risultato.



4 commenti:

  1. personalmente penso a come sarei stato felice se fossi nato orfano..:-)

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  2. ti capisco! per salvarmi penso sempre che mi abbiano scambiato all'ospedale:))

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  3. non vorrei ripetere quanto detto sopra, ma sono un'altra che, fosse stata orfana, si sarebbe (col senno di poi) ritenuta molto più fortunata. i miei sono stati bravissimi nel costruirmi attorno una gabbia e nel distrarmi al punto da non farmi accorgere che ero prigionera. per fuggire da quella gabbia, ho scelto un tipo di prigionia diversa. e adesso che faccio, adesso che la prigionia non la sopporto più? in realtà lo so che cosa dovrei fare, è che non ho ancora deciso di farlo. nel frattempo mi godo certe famiglie parallele che mi danno gioia e che mi aiutano a resistere.

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  4. CAROLINA
    non ho idea della prigione dove sei finita ma dato che dici che l'hai costruita tu se vuoi prima o poi la smonti:)
    diverso il destino di quelle tigri che camminano nei tunnel da una gabbia all'altra e degli orsi dello zoo di denver (citazione) che una volta inseriti in spazi più ampi continuavano a muoversi come se fossero ancora in quelli della vecchia gabbia.
    non so se la consapevolezza sia un aiuto (anche se ho sempre pensato che lo fosse), non so se in futuro la famiglia troverà una migliore fama (non credo), non so se è giusto "tagliare" con la vecchia famiglia (sono certa che sia necessario) e non so se quella nuova che ho costruito sia meglio di quella d'origine (ma spero tanto di sì)!
    buona serata e buona domenica:)

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