momentaneamente: Haiku

martedì 23 novembre 2010

Haiku

l'ospite se nè andato,

io ravvivo il braciere,

parlo con me stesso.

(shozan 1717-1800)

9 commenti:

Profilo_di_Donna23 novembre 2010 alle ore 10:11
Siamo di meditazione oggi? .-)) ciao Terry!
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teti90023 novembre 2010 alle ore 10:23
buon giorno !
intreccio fili rossi tra un post e l'altro__ :))
ogni tanto stacco violentemente a volte accompagno___
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Unknown23 novembre 2010 alle ore 11:22
uhm...
era un ospite non gradito...
io il braciere lo ravvivo prima e durante...
dopo che se n' è andato sistemo e chissene.
Strani i giapponesi, ma io ho avuto una fidanzata giapponese tanto tempo fa e ... lo so!
ciao T
Gio
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teti90023 novembre 2010 alle ore 11:34
passo anche questa :)
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.....23 novembre 2010 alle ore 13:14
A volte l'ospite sono io...:)
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.....23 novembre 2010 alle ore 13:15
Nel senso l'ospite di me stessa..:(
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teti90023 novembre 2010 alle ore 13:21
una sorta di alien allora :))
PIEFFY attenta lo sai che sono sempre a caccia di alieni da arruolare:)
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.....23 novembre 2010 alle ore 13:30
Certo...sono un'aliena doc io!!!:)))))))))))))
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teti90023 novembre 2010 alle ore 13:37
arruolata!
buona reunion:))
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Era spinta da una febbre di confessione a sollevare un lembo del velo, ma si spaventava appena qualcuno ascoltava con troppa attenzione. Più volte prese una spugna gigante e cancellò tutto quello che aveva detto con una smentita assoluta, come se questa confusione fosse di per sé un manto protettivo. Dapprima adescava e trascinava l'altro nel suo mondo con la lusinga; poi offuscava i passaggi, confondeva tutte le immagini, come per eludere ogni ricerca.

(Una spia nella casa dell'amore, Anaïs Nin)

silenziosamente

La società contemporanea teme il silenzio, sente la necessità di coprirlo, annullarlo, negarlo creando città rumorose, luoghi di ritrovo frastornanti, momenti di solitudine anch’essi fitti di suoni (il cellulare che squilla, la musica dell’iPod nelle orecchie...).

Forse perché spesso silenzio diventa sinonimo di solitudine, isolamento, vertigine di vuoto. Eppure una lunga tradizione, che affonda le sue radici in un tempo lontano, dice che è ricchezza e non mancanza, pienezza anziché vuoto, gioia piuttosto che tristezza, nascita invece di morte.

Oppure accidia (ovvero: indolenza, inerzia, negligenza, tedio, ansietà del cuore) una forma di torpore o, secondo la traduzione della parola greca da cui origina, uno stato di noncuranza (a=non e kedos=cura), una mancanza di affezione, un senso opprimente di vacuità accompagnato da una strana noia irrequieta e insoddisfatta che prende di mira in particolar modo le persone solitarie e le assale specialmente nelle ore del mezzogiorno… continua a leggere

Henry Miller su Anais Nin

Sei così pronta, così intelligente.
Ma non mi fido della tua intelligenza.
Tu crei uno schema meraviglioso, tutto è al suo posto, e sembra chiaro in un modo assolutamente convincente, troppo chiaro.
E intanto, dove sei tu?
Non sulla chiara superficie delle tue idee, no, tu ti sei già tuffata più a fondo, in regioni più oscure, così uno pensa che tu gli abbia dato tutti i tuoi pensieri, ma lo immagina soltanto che tu ti sia svuotata in quella chiarezza.
Invece ci sono strati e strati - sei senza fondo, insondabile.
La tua chiarezza è ingannevole.
Sei la pensatrice che suscita in me più dubbi, più confusione, più turbamento.

epicuro

La carne non ammette limiti nel piacere, e il tempo che serve a procurarle tale piacere è anch'esso senza limiti. Ma il pensiero che ha appreso a ragionare intorno al fine e al limite di ciò ch'è pertinente alla carne, e che ha soppresso il timore dell'eternità, ci rende possibile una vita perfetta, per cui non sentiamo più l'esigenza di un tempo infinito: esso non rifugge dal piacere ne, quando le circostanze ci portano al momento di uscire dalla vita, può dire di andarsene avendo tralasciato qualcosa di ciò che rende questa ottima.