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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

martedì 13 settembre 2011

eranrot, viaggio, distanze e tempo

il viaggio come il tempo e la distanza è un dato soggettivo.

spostarsi nel tempo lungo le distanze purtroppo è ancora l'unico mezzo per ricongiungersi con le dimensioni in cui abitiamo, ma non sappiamo esattamente dove ci porteranno.

arriviamo e non c'è quello che ci aspettavamo di trovare, torniamo e lo abbiamo di nuovo come lo avremmo voluto.

anche i viaggi a ritroso aggiungono e rinnovano i ricordi dei luoghi che si pensava di non rivedere con gli occhi nè di pestare con i piedi.

e invece una piccola cosa fa da pretesto e convoglia verso l'andare.

il viaggio comincia nell'attimo che perdi la tua presenza nel luogo dove sei e finisce quando ritrovi la "casa".

e quando nessun luogo è casa diventi nomade ed essere stanziale è una parentesi tra un viaggio e quello successivo.

in questo senso si può dire che non c'è un ritorno, ma solo un andare avanti e indietro nel tempo.




sono partita che il mondo girava al contrario intorno a me o almeno quella era la mia percezione.

arrivo a rimini e dico a carla che forse mi manca l'idea del ritorno perché è l'andata che è un ritorno (al passato) quindi tornare a casa in realtà è, quando sarà, un andare, un procedere dopo che sono andata a ritroso.

il venerdì passa che sono ancora con questa sensazione di non ritorno.

guardo gli uccelli che volano, fotografo la luna, aspetto domenico, gioco con i gatti, leggo.

il giorno dopo partiamo in macchina verso alcatraz in umbria, fa caldo e io è come vedessi scorrere il tempo e la strada al contrario.

arriviamo e subito lo sguardo va alla donna mosaico con le gambe aperte, altra bella metafora, perché io sono già fuori e allora quando mi avvicino sembro in un parto al contrario.

la riunione comincia dopo pranzo, non conosco proprio tutti perché è qualche anno che ho lasciato il gruppo, ma i discorsi sono infine sempre gli stessi e la giornata scorre sempre al contrario.

faccio qualche foto alle nuove sculture di jacopo, guardo un orizzonte che mi sembra cieco e cammino un passo dietro l'altro.

il tramonto, la luna, ok, bellissimi, ma sono sempre distante.

dopo cena andiamo in palestra e vediamo il video del 2003 pensando a chi non c'è più e non può più esserci anche volesse, anche se nei nostri ricordi è lì con noi. poi arriva jacopo, si siede e inizia a parlare dei progetti che ha sviluppato e di quelli in cantiere e che ha nella sua testa, della città segreta, delle emergenze sensibili della complessità e della cooperazione, del baratto, del gioco della città segreta e ci affascina perché ha questa capacità di entrare nei discorsi che volevamo fare e non sapevamo come iniziare.

poi domenico si mette a cantare, ma ho finito la memoria della macchina fotografica quindi bravo bravissimo, ma non si può sentire.

si va nelle case che ci ospiteranno per la notte cercando di non inciampare nel buio e nei sassi e la mattina ancora riunione, ancora foto e i piedi che arrancano un po' incerti ma nella direzione auspicata.

totem e maschere abbandonati assistono al pranzo di chiusura dei lavori si "torna", fa caldo, il treno mi porta a firenze, altra stazione, altri rumori, ho anche portato a mia sorella il famoso maglione triccottato ad agosto. ho il tempo di abbracciare una blogger fiorentina e riparto.

cerco sempre in alto se vedo un uccello volare, e intanto guardo dove appoggio i piedi e così arrivo a casa, senza essere mai nè partita nè tornata.

diciamo che sono affiorata dopo più di un mese di meditazioni sulla mia condizione, che non considero un impedimento dato che chi ha molti più mezzi di me è ancora più immobile e impantanato in sciocchezze di cui fatica a ricordarsi il senso e le connessioni.

non so cosa si svilupperà da questo ritorno al passato, mi accontento di aver ripreso il senso di marcia in direzione ostinata e contraria sebbene con i piedi uno davanti all'altro invece che a ritroso e la sensazione che più dei chilometri questo viaggio sia stato percorso tra il modo di essere che ho lasciato sei anni fa e quello che ancora devo precisare e che ho il forte sospetto non verrà affatto precisato.

io sono.

complicata, taciturna, ostinata, riservata, fluttuante e roteante nel nulla del niente, mediamente soddisfatta di quello che faccio ma soprattutto di essere così come sono: consapevole e responsabile (ma in_sostenibile e in_compatibile, lo so!).


4 commenti:

  1. Ciao,
    ero un accanito lettore di Jacopo,che a quei tempi era considerato una specie di eretico.
    Poi l'ho abbandonato per altre cose,ma vorrei davvero saperne di più di quel che combina.

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  2. ALESSANDRO_MERLINO
    sul suo sito trovi tutto, ma di persona rende meglio;)
    a me non è particolarmente simpatico, ma lo stimo per la tenacia, la creatività e l'innovazione che porta con sè e che mette in ciò che fa.
    avercene!
    (dico come lui!)

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  3. su di una cosa hai perfettamente ragione, ed è buffo che la stessi annotando proprio questa mattina presto, prima di leggere il tuo post: la differenza non la fanno i mezzi, ma qualcos'altro che è dentro di noi, e che se manca, hai voglia di avere denaro, proprietà, ecc., non cavi comunque un ragno da un buco.

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  4. GUCHI
    infatti non è escluso che prima o poi io parta a piedi, senza valigia e senza soldi.
    la curiosità di vedere dove arrivo è tanta e il timore di chissà quale avventura paurosa pari a zero.
    ci penserò per la prossima estate.
    (se non mi perdo prima per le lande)

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