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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

sabato 21 settembre 2013

assalto alla diligenza

lunedì, almeno qui dalle mie parti, ha avuto inizio la prossima rivoluzione.
nello stesso giorno hanno aperto le scuole e sono cambiati gli orari di bus e corriere, mentre per la soppressione di oltre una trentina di treni locali, i pendolari dovranno pazientare, ma ancora per poco.
martedì, tanto per mettersi al vento, gli autoferrotranvieri hanno fatto sciopero e le vecchiette genovesi hanno avuto un giorno per riprendersi dallo choc e 'imparare' i nuovi percorsi.
gli extraurbani, invece, un giorno intero per smoccolare contro tagli di corse e coincidenze che 'tirano dritto'.
da mercoledì si comincia a capire l'antifona: tempi di percorrenza allungati di un tot per via di oscuri motivi a cui si aggiungono i numerosi cambi di mezzi con relative attese alla fermata e torna in auge tra i passeggeri il detto 'sai quando parti non sai quando arrivi'.
il tutto condito da condizioni inumane di imbarco e trasporto passeggeri, tale da farti sentire come ai tempi degli assalti alle diligenze.
i nuovi mezzi urbani lunghi diciotto metri sono insufficienti a regolare il flusso dei viaggiatori e a chi resta in fondo, nonostante l'urlato passaparola 'apri dietro!!!', resta solo di farsi avanti e sperare, entro le due fermate successive alla propria, di riuscire a scendere.
sui vecchi mezzi extraurbani, invece si torna a respirare il clima dei tempi della mitica vettura centodiciotto, quella che prima di spegnersi definitivamente è andata a fuoco per tre volte.
a dire il vero nessuno sa dire esattamente come sia finita la centodiciotto.
la leggenda narra che l'autista del terzo incendio, invitato a intervenire dagli utenti abbia risposto 'non ci penso nemmeno', altri affermano che più di un conduttore abbia espresso la volontà di sacrificarsi e far finire la vettura in un burrone dove potesse venire inghiottita senza tema di recupero.
sulla mitica centodiciotto niente era governabile.
le luci si accendevano e spegnevano a prescindere, le porte si aprivano e chiudevano a sua discrezione, pioveva dal tetto, ma nessuno ha mai trovato da dove, i finestrini si aprivano solo d'inverno e il riscaldamento funzionava solo se la temperatura esterna superava i trenta gradi.
paraurti, carrozzeria interna ed esterna stavano insieme per la sporcizia, ma le ruote giravano e il motore arrancava tra assordanti rumori e fumi di vario colore tanto che nemmeno era necessario tentare di suonare le trombe per avvisare le auto che stavano per incrociarla che, in ogni caso, l'avrebbero scambiata per il raglio di un asino e quindi ignorata dato che qui di asini per strada nessuno ne ha mai visti.
ora sulla linea che porta dalle mie parti hanno assegnato una 'corriera' dono di un istituto di suore che appena riesco fotografo.
credo sia degli '50, bianca... da lontano sembra un'ambulanza, cosa che già predispone malamente lo spirito di chi ha l'obbligo di salirci.
dentro è spaziosa, più delle altre, e come dicevo ha un so chè che induce ognuno a fare il suo meglio per apparire in modo da lasciare un buon ricordo nell'altro.
come ai tempi della centodiciotto... quando chi scendeva ringraziava il cielo e augurava sentitamente a chi restava di concludere con buona fortuna il viaggio, pensando tra sè e sè al proprio scampato pericolo e alla possibilità che quella fosse l'ultima volta che avrebbe incrociato o viaggiato con quegli sventurati.
si parla, si ride, si raccontano aneddoti, si coinvolgono gli autisti.
i veterani vengono aggiornati delle reazioni di quelli appena arrivati a cui spesso i passeggeri insegnano i trucchi segreti che riguardano il funzionamento della vettura, e così si cerca di scongiurare la disgrazia prossima ventura, nella goliardia.
ho sempre più desiderio di visitarlo, Canate, il paese abbandonato a un'ora di cammino su per le mulattiere della valle... penso spesso che in fondo sono passati sono una sessantina di anni da quando ogni giorno i suoi abitanti si facevano gli oltre mille gradini in salita e discesa per poi recarsi, con gli stessi mezzi di oggi, nella city.

6 commenti:

  1. io la faccenda di scendere al centro la trovo di un'ottusità estrema. una regola semplice è prima si scende poi si sale, da qualsiasi porta anteriore posteriore centrale ... funziona dappertutto (all'estero)
    è che c'è ancora l'uso di quando a bordo c'erano i bigliettai e si saliva da dietro per fare il biglietto e poi si passava ... questo dice la mentalità dei dirigenti e l'inerzia dei restanti

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    1. dicono (gli autisti) che non vedono i varchi... adducono criteri di sicurezza.
      sui criteri di design degli interni dei nuovi mezzi ho invece più di una riserva.
      a meno di essere tarzan l'impresa di restare in equilibrio diventa epica.
      mancano i pali e quelli che ci sono raramente vengono condivisi mentre alle maniglie che penzolano dal tetto sono pochissimi quelli che possono dire di essere mai arrivati a lambirne uno.
      e tralascio di parlare delle barriere poste al di sotto delle ginocchia e delle rampe che portano ai sedili ubicati in alto...

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  2. Sembra una scena di un qualche film del dopoguerra! Comunque, anche se fa tanto ridere...non c'è niente da ridere! la situazione penso sia uguale in tutta Italia, con l'aggiunta che in alcuni luoghi (o laghi) trovi anche gente ignorante che sale sul pullman coi vestiti della stalla, scarpe infangate (o altro), puzza di sudore (o altro), mani che fanno ribrezzo e in più con la pretesa di tenere i finestrini chiusi perché fa freddo anche se il pullman è stracarico come un carro bestiami e quasi quasi non c'è traccia di ossigeno! :(
    Però da queste parti spendono soldi per fiere campionarie mondiali del peperoncino in pompa magna. E per fortuna che non c'è più la Polverini-Poverina che viene in elicottero!
    Rieti-Roma sono meno di 100 km, con la macchina impieghi a dire tanto 1 ora e un quarto, 1 ora e mezza se c'è traffico...con il pullman del cotral 2 ore e mezza se ti va bene, nel senso che potrebbe fondere il motore e allora sei costretto a scendere e aspettare la corsa successiva che parte mezz'ora dopo!
    Che tristezza.

    @Pier Concordo in pieno con quanto hai scritto!

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    1. sì penso anch'io che sia come dici... anzi forse in taluni posti neanche è mai arrivato il 'progresso'.
      dunque si sono risparmiati la crescita e la decrescita.
      dov'erano sono e mi sa che presto saranno raggiunti da quelli che vivono al confine tra città e campagna... come se le periferie inghiottite dall'urbanizzazione vomitassero la città per tornare com'erano... anche se, nel ritirarsi, la città lascia detriti e scorie e quindi tanto uguale a prima sarà difficile...

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  3. Teti
    hai visto Presa Diretta ieri sera?
    :(
    Paola

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    1. no, pensavo di vederla in giornata... di sera poi ho gli incubi:(

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