era il 15 marzo 2011 quando si levarono i primi moti, poi i morti, le bombe, le tende i barconi e ancora morti per mare, per terra, ma altrove sebbene con lo stesso destino di chi è restato.
i profughi siriani sono diventati simbolo dell'emigrazione per guerra, per fame, per povertà, per condizioni ambientali, religione, diritti e tutte le altre innumerevoli ragioni che si possono trovare mettendo insieme un gran numero di persone, ciascuna con il suo sogno, la sua aspirazione, il suo ideale e su tutto lo stesso istinto di sopravvivenza che le accomuna e al tempo stesso le mette una contro l'altra.
il susseguirsi delle stagioni e l'incalzare dell'inverno, che ogni anno sembra più freddo del precedente:
2012
2013
2014
2015
2016
e siamo al settimo, il gelo si allarga perché sono sempre di più i campi profughi e sempre maggiore il numero di chi li affolla.
una cosa stenta a mutare, anzi resta sempre uguale, anche se in effetti a pensarci meglio cresce col crescere dei rifugiati ed è l'indifferenza colpevole dei mandanti, degli esecutori e di quelli che speculano e sciacallano.
oltre 65 milioni di profughi nel mondo (fonte), (stranamente lo stesso numero di europei immigrati in America dal 1820 al 1930) e definire esattamente quanti siano quelli attualmente 'alloggiati' nel nulla è impossibile, ma ci si può provare attraverso una ricerca certosina <qui>.
una cosa certa è la sensazione di vergogna che mi prende guardando e pensando alle condizioni in cui sono costretti.
la somiglianza con altre immagini e realtà disgustose e terribili che nessuno vorrebbe rivedere e rivivere e invece scorrono davanti agli occhi ogni giorno.
forse collegare i campi profughi di oggi ai lager nazisti è eccessivo, ma l'associazione con la vicenda degli esuli spagnoli nella Francia del '39 già è meno scandalosa se il pensiero và alla vicenda di Calais.
e poi ci sono quelli che hanno dimenticato e adesso voltano la faccia dall'altra parte, eppure son passati solo sessant'anni e chissà quanti ungheresi di allora sono ancora vivi e vegeti.
sì, la storia delle migrazioni è affascinante, viverla lo è molto, ma molto, meno.
spesso mi chiedo se anche queste cifre e queste attenzioni siano in fondo lì a rimarcare un concetto, che le politiche sull'immigrazione hanno fallito, e sembra un po' di sentire il mio collega ciccione che da anni passa il tempo a dire che si metterà a dieta, si lamenta degli effetti del suo cibarsi casuale ma di fatto non fa null'altro che lamentarsi, vedendo la sua salute peggiorare. Potrei dire lo stesso per la questione camorra e affini, che si trascina da oltre un secolo, corre e ricorre ma non si risolve. A questo punto sarebbe più coerente dire 'ci arrendiamo'... in fondo quelli che vinceranno sono loro, i profughi, gli emigrati, che lasciano una situazione peggiore per un miglioramento futuro. L'emigrazione italiana insegna, dove sarebbero adesso se fossero rimasti nelle terre natie?
RispondiEliminaa volte penso all'intera umanità come a un singolo soggetto e lo vedo malato, intaccato da più patologie.
Eliminase agisci su una interferisci sull'altra, se tenti di guarirne una ne spunta un'altra.
intanto lentamente si perdono le forze fino a giungere all'agonia che porta alla morte.
ecco, diciamo che l'umanità è nel pre agonia...