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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

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lunedì 28 ottobre 2013

Ho sempre creduto di aver qualcosa di importante da dire. E l'ho detto.



testo e traduzione

un talento diventato immortale in vita, poco importa che se ne sia andato, era già nell'olimpo per noi ragazzi e ragazze degli anni '70.
peggio per chi lo scoprirà solo adesso, ma meglio tardi che mai!

sabato 10 novembre 2012

the raven

la miglior lettura e traduzione che ho trovato di questa poesia di Poe che sembra come se prima i corvi fossero mai esistiti e da allora in poi ci siano sempre intorno, appollaiati sui nostri deliri notturni e a scurire il nostro cielo di giorno in un battito d'ali che ci stride l'udito.




Once upon a midnight dreary, while I pondered weak and weary,
Over many a quaint and curious volume of forgotten lore,
While I nodded, nearly napping, suddenly there came a tapping,
As of some one gently rapping, rapping at my chamber door.
`'Tis some visitor,' I muttered, `tapping at my chamber door -
Only this, and nothing more.'

Era una cupa mezzanotte e mentre stanco meditavo
su bizzarri volumi di un sapere remoto,
mentre, il capo reclino, mi ero quasi assopito,
d'improvviso udii bussare leggermente alla porta.
"C'è qualcuno," mi dissi, "che bussa alla mia porta -
solo questo e nulla più."

Ah, ricordo chiaramente quel dicembre desolato,
dalle braci morenti scorgevo i fantasmi al suolo.
Bramavo il giorno e invano domandavo ai miei libri
un sollievo al dolore per la perduta Lenore,
la rara radiosa fanciulla che gli angeli chiamano Lenore
e che nessuno, qui, chiamerà mai più.

E al serico, triste, incerto fruscio delle purpuree tende
rabbrividivo, colmo di assurdi tenori inauditi;
Sebbene ripetessi, per acquietare i battiti del cuore:
"È qualcuno alla porta, che chiede di entrare,
qualcuno attardato, che mi chiede di entrare.
Ecco: è questo e nulla più."

Poi mi feci coraggio e senza più esitare
"Signore," dissi, "o Signora, vi prego, perdonatemi,
ma ero un po' assopito ed il vostro lieve tocco,
il vostro così debole bussare mi ha fatto dubitare
di avervi veramente udito". Qui spalancai la porta:
c'erano solo tenebre e nulla più."

Nelle tenebre a lungo, gli occhi fissi in profondo,
stupefatto, impaurito sognai sogni che mai
si era osato sognare: ma nessuno violò
quel silenzio e soltanto una voce, la mia,
bisbigliò la parola "Lenore" e un eco rispose:
"Lenore". Solo quello e nulla più.

Rientrai nella mia stanza, l'anima che bruciava.
Ma ben presto, di nuovo, si udì battere fuori,
e più forte di prima. "Certo" dissi "è qualcosa
proprio alla mia finestra: esplorerò il mistero,
renderò pace al cuore, esplorerò il mistero.
Ma è solo il vento, nulla più."

Allora spalancai le imposte e sbattendo le ali
entrò un Corvo maestoso dei santi tempi antichi
che non fece un inchino, né si fermò un istante.
E con aria di dame o di gran gentil uomo
si appollaiò su un busto di Pallade sulla porta
si posò, si sedette, e nulla più.

Poi quell'uccello d'ebano, col suo austero decoro,
indusse ad un sorriso le mie fantasie meste,
"Perché" dissi "rasata sia la tua cresta, un vile
non sei, orrido, antico Corvo venuto da notturne rive.
Qual è il tuo nome nobile sulle plutonie rive?"
Disse il Corvo: "Mai più".

Molto mi stupii di udire quello sgraziato uccellaccio parlare così chiaramente,
sebbene poco senno vi fosse nella sua risposta - poca importanza;
poiché in nessun modo a nessun essere vivente
fino ad allora fu concesso di vedere un uccello alla sua porta -
uccello o bestia sul busto scolpito alla sua porta,
che portasse il nome "Mai più".

Ma quel corvo posato solitario sul placido busto,
come se tutta l'anima versasse in quelle parole,
altro non disse, immobile, senza agitare piuma,
finché non mormorai: "Altri amici di già sono volati via:
lui se ne andrà domani, volando con le mie speranze"
Allora disse il Corvo: "Mai più".

Trasalii al silenzio interrotto da un dire tanto esatto,
"Parole" mi dissi "che sono la sua scorta sottratta
a un padrone braccato dal Disastro, perseguitato
finché un solo ritornello non ebbe i suoi canti,
un ritornello cupo, i canti funebri della sua speranza:
Mai, mai più".

Rasserenando ancora il Corvo le mie fantasie,
sospinsi verso di lui, verso quel busto e la porta,
una poltrona dove affondai tra fantasie diverse,
pensando cosa mai l'infausto uccello del tempo antico.
Cosa mai quel sinistro, infausto e torvo animale antico
potesse voler dire gracchiando "Mai più".

Sedevo in congetture senza dire parola
all'uccello i cui occhi di fuoco mi ardevano in cuore;
cercavo di capire, chino il capo sul velluto
dei cuscini dove assidua la lampada occhieggiava,
sul viola del velluto dove la lampada luceva
e che purtroppo Lei non premerà mai più.

Parve più densa l'aria, profumata da un occulto
turibolo, oscillato da leggeri serafini
tintinnanti sul tappeto. "Infelice" esclamai "Dio ti manda
un nepente dagli angeli a lenire il ricordo di Lei,
dunque bevilo e dimentica la perduta tua Lenore!"
Disse il Corvo "Mai più".

"Profeta, figlio del male e tuttavia profeta, se uccello
tu sei o demonio, se il maligno" io dissi "ti manda
o la tempesta, desolato ma indomito su una deserta landa
incantata, in questa casa inseguita dall'Onore,
io ti imploro, c'è un balsamo, dimmi, un balsamo in Galaad?"
Disse il Corvo: "Mai più".

"Profeta, figlio del male e tuttavia profeta, se uccello
tu sei o demonio, per il Cielo che si china su noi,
per il Dio che entrambi adoriamo, dì a quest'anima afflitta
se nell'Eden lontano riavrà quella santa fanciulla,
la rara raggiante fanciulla che gli angeli chiamano Lenore".
Disse il Corvo: "Mai più".

"Siano queste parole d'addio" alzandomi gridai
"Uccello o creatura del male, ritorna alla tempesta,
alle plutonie rive e non lasciare una sola piuma in segno
della tua menzogna. Intatta lascia la mia solitudine,
togli il becco dal mio cuore e la tua figura dalla porta"
Disse il Corvo: "Mai più".

E quel Corvo senza un volo siede ancora, siede ancora
sul pallido busto di Pallade sulla mia porta.
E sembrano i suoi occhi quelli di un diavolo sognante
e la luce della lampada getta a terra la sua ombra.
E l'anima mia dall'ombra che galleggia sul pavimento
non si solleverà mai più.



venerdì 19 agosto 2011

nessun aggiornamento






Aggiornamento

Il viaggio di Paolo Rumiz nella laguna prosegue. "Non c'è isola, barena o canale - racconta il cronista - che non sia abitato dagli spiriti". La meta è l'ossario di Sant'Ariano: "Era protetto da un muretto in mattoni alto non più di un metro e mezzo, che lo cingeva completamente. Oltre non si vedeva che un ginepraio irto di spine e cespugli di more"

Grazie zioSim (fonte)





in tempo reale e roteante fluttuato


20minuti per rispondere a un sms ____

sto finendo le maniche del maglione, che per chi conosce di ferri e aghi da calza, sa che vuol dire più o meno la metà del tutto.

il risparmio o detto in altro modo l'astinenza da ogni spreco di energia è una disciplina che si applica al minuscolo come allo sconfinato allo stesso modo.

A chi sta di scegliere o di abitare entrambi?




Rosso


La penna è più potente della spada, e decisamente più comoda per scrivere. (Marty Feldman, Igor in "Frankenstein Junior")


"Ma come fai a sparare a donne e bambini?". "Facile, corrono più piano, miro più vicino!!!" (Da "Full Metal Jacket").


Sai, se dovessi scegliermi un motto, il mio sarebbe certamente "Nessun divieto". (Rita Hayworth a Glenn Ford in "Gilda")


"Due Martini molto secchi". "Come sa cosa bevo?". "Ah, ne vuole uno anche lei? Allora tre!". (Dianne Wiest e John Cusack in "Pallottole su Broadway")


E' meglio che prendi nota: io sono cattivo, incazzato e stanco. Sono uno che mangia filo spinato, piscia napalm e riesce a mettere una palla in culo a una pulce a duecento metri. Per cui va' a rompere il cazzo a qualcun altro. (Clint Eastwood, "Gunny")


Oggi scelgo la 5.


Zhuang Zi




I messaggeri imperiali possono correre mille li
in un giorno
ma non possono acchiappare un topo con la stessa rapidità
di un gatto.
A ciascuno i suoi limiti.

(Zhuang Zi)
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Zhang Ziyi

Ogni tanto mi manca e vado a ripescarla.
Sono mesi che Zhang Ziyi giaceva inutilizzata.
Spesso la usavo come avatar, chi mi conosce dall'inizio sa che voleva dire che avevo qualche gioco di parole collettivo aperto.

Beh, lei è un po' un mito per me.
Tendere ai personaggi dei film o di fantasia è un'impresa ardua, impossibile per me.

Me la concedo in segreto, anche se dirlo qui vuol dire farlo sapere come minimo a una ventina di persone che mi hanno detto: "che bella sorridente" e in effetti sorridevo così tanto che avevo la soprafaccia.

Che comunque resta, come preferita, questa:


domani faccio un elenco (se mi ricordo di cosa).