"La vita d'una persona consiste in un insieme d'avvenimenti di cui l'ultimo potrebbe anche cambiare il senso di tutto l'insieme..."
Italo Calvino
Un re in ascolto (testo) è uno dei racconti che Calvino intendeva scrivere sui sensi.
Morirà lasciandone solo altri due: Il nome, il naso e Sapore Sapere (Sotto il sole giaguaro), tuttavia ho trovato un file che offre una riflessione sugli spunti che hanno motivato l'autore alla trattazione della tematica sensoriale anche grazie alla raccolta di materiali tratti da interviste, conferenze e stralci di bozze dello scrittore.
Di Un re in ascolto, Luciano Berio realizzò un trasposizione musicale molto più articolata e complessa di quella proposta nel primo video.
I due hanno collaborato per altre due opere: Allez-Hop e La vera storia.
Un sodalizio che è diffusamente esplicato in un'intervista al compositore in cui egli parla della musicalità dello scrittore conterraneo.
"La libertà d'ascolto è necessaria quanto la libertà di parola"
Luciano Berio
I due sembrano viaggiare a braccetto, due palmi sopra il livello terracqueo, insieme cercando di rendere, dalla fusione delle loro abilità, un effetto capace di produrre un risultato diverso a seconda di chi assiste al compiersi del loro lavoro che pur legandosi al pensiero di chi li ha preceduti nelle stesse categorie d'arte, come nelle altre, resta incompiuto.
lancia un bandolo da afferrare a cui qualcuno che seguirà potrà, se vorrà, ancorarsi e procedere nella ricerca di nuovi e differenti sviluppi del pensiero che guida la creazione artistica e le sue forme di dialogo con i pubblici a cui essa è destinata.
Purtroppo gli anni passano e di quell'impegno a me pare nessuno stia raccogliendo l'invito, anzi è probabile che siano in tanti a non saperne cogliere neanche il senso.
provvisoriamente _ ironicamente _ fugacemente _ instabilmente _ cinicamente _ p a r a l l e l a m e n t e_click
.
(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia, mi soddisfa e tanto mi basta.
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per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia, mi soddisfa e tanto mi basta.
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venerdì 15 novembre 2013
lunedì 19 marzo 2012
All'amato se stesso dedica queste righe l'autore
sottotitolo: schiaffo al gusto del pubblico
che non è un modo di dire, c'è un file collegato
nel video rilettura de Il teatro degli orrori, album "a sangue freddo", 2009 (il testo è nei commenti).
poco più che bambina, come potevo apprezzare le loro storie e le loro opere?
misteri della mente che restano vivi e vegeti e che è sempre (per me) un piacere ritrovare, ma che sono incapace di dire e spiegare.
La natura è un tempio in cui pilastri viventi
A volte lasciano sfuggire una parola confusa o due;
L'uomo vi passa attraverso foreste di simboli
Che lo guardano con occhi che conoscono.
Come echi prolungati diventando uno in lontananza
In una confusione profonda e oscura di identità
Vasta come la notte e vasto come la luce -
Profumi, suoni, e colori rispondere
un l'altro, corrispondono,
Ci sono profumi freschi come la pelle di un bambino,
Dolce come un oboe, verde come un prato -
- E gli altri, corrotti, ricchi, trionfante,
espansiva come l'infinito stesso,
Come l'ambra e incenso, muschio, benzoino,
Che cantano l'estasi dell'anima e dei sensi.
Vasilij Kandinskij
e da loro come sarò arrivata a Marcel Duchamp?
che io ricordi a un certo punto mi indispettì qualcosa che portava i primi due al futurismo e anche se l'idea della Bauhaus mi piaceva mi lasciava qualcosa di inespresso o mi pareva troppo fredda.
eppure nonostante il suo fascino (parlo di Duchamp) è Antoni Tàpies che apprezzo maggiormente dal punto di vista visivo e oggi immagino anche per via che poi sarei approdata all'oriente. impossibile scegliere tra le sue opere perchè il suo stile mi piace in assoluto qualsiasi cosa esprima o raffiguri o rappresenti.
e con lui, che è mancato lo scorso febbraio, chiudo questa galoppata.
e così via, i collegamenti si succedono numerosi tanto da apparire come un'orgia dei sensi e delle arti, un fluxus dove le passioni sono incuranti dei sentimenti amorosi, preferendo stimoli e suggestioni allucinatorie, surrealiste (tranne Dalì) ma preferisco perchè mi sento più vicina al dadaismo, violente, a tinte forti importa poco se in bianco e nero, a note ermetiche, dissonanti, rivoluzionarie.
a distanza di anni resta una leggera invidia per l'età in cui ogni giorno e su ogni pagina, immagine o superficie c'era di fronte il nuovo. sempre.
ora che ne è passato tanto di tempo, basta un elenco per trovarmi e a poco mi servono le parole per descrivere cosa trovo.
sono io. così come sono, frutto di chissà quante nozioni e su cui ci sono strati polverosi di altre informazioni.
a che serve "suffragare" con aneddoti, citazioni e aforismi illustri quel che è e che siamo?
ogni parola che dico proviene da una storia lunga mezzo secolo, ha lo stesso diritto di esser letta e ascoltata di qualsiasi altra, solo per il piacere di farlo (se c'è questo piacere, altrimenti anche no, ovvio).
senza nessuna presunzione culturale, didattica o saccenza.
semplicemente, come a chi non è dato di "emergere" o si accontenta di stare.
che non è un modo di dire, c'è un file collegato
nel video rilettura de Il teatro degli orrori, album "a sangue freddo", 2009 (il testo è nei commenti).
da Vladimir Vladimirovič Majakovskij, chissà perchè la (mia) mente è sempre andata a Vasilij Vasil'evič Kandinskij.
forse perchè entrambi sono artisti che mescolano, ma come potevo saperlo allora?
poco più che bambina, come potevo apprezzare le loro storie e le loro opere?
misteri della mente che restano vivi e vegeti e che è sempre (per me) un piacere ritrovare, ma che sono incapace di dire e spiegare.
La natura è un tempio in cui pilastri viventi
A volte lasciano sfuggire una parola confusa o due;
L'uomo vi passa attraverso foreste di simboli
Che lo guardano con occhi che conoscono.
Come echi prolungati diventando uno in lontananza
In una confusione profonda e oscura di identità
Vasta come la notte e vasto come la luce -
Profumi, suoni, e colori rispondere
un l'altro, corrispondono,
Ci sono profumi freschi come la pelle di un bambino,
Dolce come un oboe, verde come un prato -
- E gli altri, corrotti, ricchi, trionfante,
espansiva come l'infinito stesso,
Come l'ambra e incenso, muschio, benzoino,
Che cantano l'estasi dell'anima e dei sensi.
Vasilij Kandinskij
e da loro come sarò arrivata a Marcel Duchamp?
che io ricordi a un certo punto mi indispettì qualcosa che portava i primi due al futurismo e anche se l'idea della Bauhaus mi piaceva mi lasciava qualcosa di inespresso o mi pareva troppo fredda.
eppure nonostante il suo fascino (parlo di Duchamp) è Antoni Tàpies che apprezzo maggiormente dal punto di vista visivo e oggi immagino anche per via che poi sarei approdata all'oriente. impossibile scegliere tra le sue opere perchè il suo stile mi piace in assoluto qualsiasi cosa esprima o raffiguri o rappresenti.
e con lui, che è mancato lo scorso febbraio, chiudo questa galoppata.
e così via, i collegamenti si succedono numerosi tanto da apparire come un'orgia dei sensi e delle arti, un fluxus dove le passioni sono incuranti dei sentimenti amorosi, preferendo stimoli e suggestioni allucinatorie, surrealiste (tranne Dalì) ma preferisco perchè mi sento più vicina al dadaismo, violente, a tinte forti importa poco se in bianco e nero, a note ermetiche, dissonanti, rivoluzionarie.
a distanza di anni resta una leggera invidia per l'età in cui ogni giorno e su ogni pagina, immagine o superficie c'era di fronte il nuovo. sempre.
ora che ne è passato tanto di tempo, basta un elenco per trovarmi e a poco mi servono le parole per descrivere cosa trovo.
sono io. così come sono, frutto di chissà quante nozioni e su cui ci sono strati polverosi di altre informazioni.
a che serve "suffragare" con aneddoti, citazioni e aforismi illustri quel che è e che siamo?
ogni parola che dico proviene da una storia lunga mezzo secolo, ha lo stesso diritto di esser letta e ascoltata di qualsiasi altra, solo per il piacere di farlo (se c'è questo piacere, altrimenti anche no, ovvio).
senza nessuna presunzione culturale, didattica o saccenza.
semplicemente, come a chi non è dato di "emergere" o si accontenta di stare.
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