che non è un modo di dire, c'è un file collegato
nel video rilettura de Il teatro degli orrori, album "a sangue freddo", 2009 (il testo è nei commenti).
da Vladimir Vladimirovič Majakovskij, chissà perchè la (mia) mente è sempre andata a Vasilij Vasil'evič Kandinskij.
forse perchè entrambi sono artisti che mescolano, ma come potevo saperlo allora?
poco più che bambina, come potevo apprezzare le loro storie e le loro opere?
misteri della mente che restano vivi e vegeti e che è sempre (per me) un piacere ritrovare, ma che sono incapace di dire e spiegare.
La natura è un tempio in cui pilastri viventi
A volte lasciano sfuggire una parola confusa o due;
L'uomo vi passa attraverso foreste di simboli
Che lo guardano con occhi che conoscono.
Come echi prolungati diventando uno in lontananza
In una confusione profonda e oscura di identità
Vasta come la notte e vasto come la luce -
Profumi, suoni, e colori rispondere
un l'altro, corrispondono,
Ci sono profumi freschi come la pelle di un bambino,
Dolce come un oboe, verde come un prato -
- E gli altri, corrotti, ricchi, trionfante,
espansiva come l'infinito stesso,
Come l'ambra e incenso, muschio, benzoino,
Che cantano l'estasi dell'anima e dei sensi.
Vasilij Kandinskij
e da loro come sarò arrivata a Marcel Duchamp?
che io ricordi a un certo punto mi indispettì qualcosa che portava i primi due al futurismo e anche se l'idea della Bauhaus mi piaceva mi lasciava qualcosa di inespresso o mi pareva troppo fredda.
eppure nonostante il suo fascino (parlo di Duchamp) è Antoni Tàpies che apprezzo maggiormente dal punto di vista visivo e oggi immagino anche per via che poi sarei approdata all'oriente. impossibile scegliere tra le sue opere perchè il suo stile mi piace in assoluto qualsiasi cosa esprima o raffiguri o rappresenti.
e con lui, che è mancato lo scorso febbraio, chiudo questa galoppata.
e così via, i collegamenti si succedono numerosi tanto da apparire come un'orgia dei sensi e delle arti, un fluxus dove le passioni sono incuranti dei sentimenti amorosi, preferendo stimoli e suggestioni allucinatorie, surrealiste (tranne Dalì) ma preferisco perchè mi sento più vicina al dadaismo, violente, a tinte forti importa poco se in bianco e nero, a note ermetiche, dissonanti, rivoluzionarie.
a distanza di anni resta una leggera invidia per l'età in cui ogni giorno e su ogni pagina, immagine o superficie c'era di fronte il nuovo. sempre.
ora che ne è passato tanto di tempo, basta un elenco per trovarmi e a poco mi servono le parole per descrivere cosa trovo.
sono io. così come sono, frutto di chissà quante nozioni e su cui ci sono strati polverosi di altre informazioni.
a che serve "suffragare" con aneddoti, citazioni e aforismi illustri quel che è e che siamo?
ogni parola che dico proviene da una storia lunga mezzo secolo, ha lo stesso diritto di esser letta e ascoltata di qualsiasi altra, solo per il piacere di farlo (se c'è questo piacere, altrimenti anche no, ovvio).
senza nessuna presunzione culturale, didattica o saccenza.
semplicemente, come a chi non è dato di "emergere" o si accontenta di stare.
All'amato se stesso dedica queste righe l'autore
RispondiEliminaQuattro.
Pesanti come un colpo.
"A Cesare quel che è di Cesare, a Dio quel che è di Dio."
Ma uno
come me
dove potrà ficcarsi?
Dove mi si è apprestata una tana?
S'io fossi
piccolo
come il Grande Oceano,
mi leverei sulla punta dei piedi delle onde,
con l'alta marea carezzando la luna.
Dove trovare un'amata
uguale a me?
Angusto sarebbe il cielo per contenerla!
Oh, s'io fossi povero!
Come un miliardario!
Che cos'è il denaro per l'anima?
Un ladro insaziabile si annida in essa.
Sull'orda sfrenata dei miei desideri
non basta l'oro di tutte le Californie.
S'io fossi balbuziente
come Dante
o Petrarca!
Accendere l'anima per una sola!
Ordinarle coi versi di struggersi in cenere!
E le parole
e il mio amore
sarebbero un arco di trionfo:
pomposamente,
senza lasciar traccia, vi passerebbero sotto
le amanti di tutti i secoli.
Oh, s'io fossi
silenzioso
come il tuono,
gemerei,
stringendo con un brivido il decrepito eremo della terra.
Se urlerò a squarciagola
io
con la mia voce immensa,
le comete toccheranno le braccia fiammeggianti,
gettandosi a capofitto sulla malinconia.
Coi raggi degli occhi rosicchierei le notti
se fossi
appannato
come il sole!
Che bisogno ho io
di abbeverare col mio splendore
il grembo dimagrato della terra!
Passerò,
trascinando il mio enorme amore.
In quale notte
delirante
malaticcia,
da quali Golia fui concepito,
così grande
e così inutile?
Vladimir Majakovskij
evviva la saccenza ingenua.. molto interessante, condivido. A volte rintraccio in autori contemporanei un equivalenza di genio rispetto a questi eminenti 'grigi', sembrerebbe gente che ne ha goduto quanto me.. ci spero. ;
RispondiEliminaeh, mah!? già!
Eliminacomunque mi sto divertendo un sacco a ripassare dall'inizio i miei amori defunti di fatto ma vivissimi nello spirito.
è davvero un'albero genealogico della mente.
qualcosa che a posteriori mi sta spiegando delle cose in forme "esprimibili" e al tempo stesso le rinnova per le parti (per me ancor più interessanti) che restano informi e indefinite "sennon" (tranne) che per quello che me/io stessa medesima, incarno ormai disincarnata e incartapecorita:)