Nella foto Ophrys lupercalis / Ofride di Luperco. Il nome specifico (lupercalis) prende riferimento da Luperco, protettore del bestiame dagli attacchi del lupo, e da un antica festa dell’epoca romana che ricadeva proprio nel periodo di fioritura di questa orchidea, il 14 febbraio, data scelta perché questo era il culmine del periodo invernale nel quale i lupi, affamati, si avvicinavano agli ovili minacciando le greggi.
Ormai ci siamo, manca poco al capodanno cinese che come si sa quest'anno cade il 3 febbraio.
Febbraio fa parte del periodo oscuro del calendario dei popoli indo-europei, periodo senza nome prima che fossero creati gennaio e febbraio.
Prima del 713 a.C. gli antichi non usavano denominare, né calcolare, la stagione compresa tra il Solstizio d'Inverno e l'Equinozio di Primavera.
Februm, come indica il suo nome, é "la febbre", la crisi che purifica e redime: febbraio era l'ultimo mese dell'anno e preparava e purificava per l'anno nuovo. Nella Roma arcaica, il mese di febbraio era considerato un periodo caotico in cui tutto si mescolava per permettere la nascita del nuovo anno (che allora iniziava con l'Equinozio di Primavera).
L'1 febbraio si ricorda Imbolc, una delle otto porte sacre: otto giorni magici, carichi d'energia, in cui Terra e Cielo, naturale e sovrannaturale si mescolano e consentono un interscambio tra uomini e spiriti, tra al di qua e al di là.
Il suo nome, Febrarius, in latino significa purificare ed era dedicato al dio Februus e in questo mese si celebravano riti funebri agli dèi Mani.
Nelle feste della seconda quindicina di gennaio era ricordata Iunio Februata, Giunone Purificata, che, nelle Calende di febbraio era ricordata come Iuno Sospita, Giunone Salvatrice.
Nel VII secolo la Chiesa adattò al 2 febbraio una festa che era celebrata in Oriente fin dal IV secolo: la presentazione al tempio del Signore. La presentazione del neonato al tempio, e la conseguente purificazione della madre, dovevano avvenire quaranta giorni dopo il parto e, poiché il giorno della nascita era stato fissato al 25 dicembre, ecco coincidere perfettamente la purificazione della Vergine con la festa pagana di Giunone purificata. Nel tempo, è rimasta l’usanza di chiamare questo giorno Candelora, perché vi si benedicono le candele che saranno distribuite ai fedeli: infatti, durante i festeggiamenti a Giunone Purificata e Giunone Salvatrice, i fedeli correvano per la città portando fiaccole accese. E nel VII secolo si svolgeva a Roma, in occasione della festa cristiana, una processione notturna con ceri accesi. La benedizione delle candele è un’usanza successiva alla processione. Venivano accese con un cero, mentre ora sono semplicemente benedette e conservate in casa dai fedeli per essere accese, per placare l’ira divina, durante i temporali, per aiutare una persona in grave pericolo, per un moribondo, durante le epidemie o i parti difficili. Giunone era detta anche Lucina, dea della luce, protettrice tra l’altro delle partorienti.
Altra data di cui si è impossessata la religione assegnandola a san Valentino (e anche l'economia per via della odiata festa degli innamorati) è il 14 febbraio quando in passato in onore di Luperco (una divinità pastorale invocata a nome della fertilità), venivano celebrati i Lupercalia. In pratica le donne in cerca di marito scrivevano il proprio nome su un biglietto, che veniva messo in un grande otre; poi i biglietti venivano estratti a sorte e abbinati ai nomi degli uomini presenti: si formavano coppie che passavano insieme tutta la serata danzando e cantando; alla fine dei festeggiamenti alcune coppie decidevano di sposarsi.