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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

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martedì 1 febbraio 2011

F E B B R A I O



Nella foto Ophrys lupercalis / Ofride di Luperco. Il nome specifico (lupercalis) prende riferimento da Luperco, protettore del bestiame dagli attacchi del lupo, e da un antica festa dell’epoca romana che ricadeva proprio nel periodo di fioritura di questa orchidea, il 14 febbraio, data scelta perché questo era il culmine del periodo invernale nel quale i lupi, affamati, si avvicinavano agli ovili minacciando le greggi.

Ormai ci siamo, manca poco al capodanno cinese che come si sa quest'anno cade il 3 febbraio.

Febbraio fa parte del periodo oscuro del calendario dei popoli indo-europei, periodo senza nome prima che fossero creati gennaio e febbraio.
Prima del 713 a.C. gli antichi non usavano denominare, né calcolare, la stagione compresa tra il Solstizio d'Inverno e l'Equinozio di Primavera.

Februm, come indica il suo nome, é "la febbre", la crisi che purifica e redime: febbraio era l'ultimo mese dell'anno e preparava e purificava per l'anno nuovo. Nella Roma arcaica, il mese di febbraio era considerato un periodo caotico in cui tutto si mescolava per permettere la nascita del nuovo anno (che allora iniziava con l'Equinozio di Primavera).

L'1 febbraio si ricorda Imbolc, una delle otto porte sacre: otto giorni magici, carichi d'energia, in cui Terra e Cielo, naturale e sovrannaturale si mescolano e consentono un interscambio tra uomini e spiriti, tra al di qua e al di là.

Il suo nome, Febrarius, in latino significa purificare ed era dedicato al dio Februus e in questo mese si celebravano riti funebri agli dèi Mani.
Nelle feste della seconda quindicina di gennaio era ricordata Iunio Februata, Giunone Purificata, che, nelle Calende di febbraio era ricordata come Iuno Sospita, Giunone Salvatrice.

Nel VII secolo la Chiesa adattò al 2 febbraio una festa che era celebrata in Oriente fin dal IV secolo: la presentazione al tempio del Signore. La presentazione del neonato al tempio, e la conseguente purificazione della madre, dovevano avvenire quaranta giorni dopo il parto e, poiché il giorno della nascita era stato fissato al 25 dicembre, ecco coincidere perfettamente la purificazione della Vergine con la festa pagana di Giunone purificata. Nel tempo, è rimasta l’usanza di chiamare questo giorno Candelora, perché vi si benedicono le candele che saranno distribuite ai fedeli: infatti, durante i festeggiamenti a Giunone Purificata e Giunone Salvatrice, i fedeli correvano per la città portando fiaccole accese. E nel VII secolo si svolgeva a Roma, in occasione della festa cristiana, una processione notturna con ceri accesi. La benedizione delle candele è un’usanza successiva alla processione. Venivano accese con un cero, mentre ora sono semplicemente benedette e conservate in casa dai fedeli per essere accese, per placare l’ira divina, durante i temporali, per aiutare una persona in grave pericolo, per un moribondo, durante le epidemie o i parti difficili. Giunone era detta anche Lucina, dea della luce, protettrice tra l’altro delle partorienti.

Altra data di cui si è impossessata la religione assegnandola a san Valentino (e anche l'economia per via della odiata festa degli innamorati) è il 14 febbraio quando in passato in onore di Luperco (una divinità pastorale invocata a nome della fertilità), venivano celebrati i Lupercalia. In pratica le donne in cerca di marito scrivevano il proprio nome su un biglietto, che veniva messo in un grande otre; poi i biglietti venivano estratti a sorte e abbinati ai nomi degli uomini presenti: si formavano coppie che passavano insieme tutta la serata danzando e cantando; alla fine dei festeggiamenti alcune coppie decidevano di sposarsi.

mercoledì 29 dicembre 2010

e semmo de zena e semmo da föxe

Caratteri difficili quelli dei genovesi, schivi, scortesi, indifferenti, cinici, ironici, con un particolare senso dello spirito, "molto" particolare.
Di nascita sono piemontese e all'inizio è stato traumatico averci a che fare, ora mi trovo benissimo.
E allora voglio scagliare una lancia a loro (e mio) favore cercando di spiegarne l'animo tra il serio e il faceto:)

versione riveduta e corretta su segnalazione di VENERDì SUSHI

E allora voglio SPEZZARE una lancia a loro (e mio) favore cercando di spiegarne l'animo tra il serio e il faceto:)



A un anziano signore di un paesino vicino a Genova muore improvvisamente la moglie. Il poveretto decide di dedicargli un necrologio e si reca all'apposito ufficio del "Secolo XIX". L'impiegato, dopo i saluti e le condoglianze di rito, gli dice: " Beh, adesso mi dica il testo da pubblicare." E il signore, dopo averci pensato un attimo, fa: "... Io vorrei scrivere semplicemente 'Marta morta".

L'impiegato lo guarda perplesso e ribatte: "Tutto qui...?". Il signore spiega: "Mah, sa, mia moglie si chiamava Marta, una donna semplice, in paese ci conoscono tutti, siamo gente di poche parole, e poi morta è morta, quindi, cosa vuole che scriva?". L'impiegato: "Va bene, ma per un fatto così triste, magari qualche parola in più...". Il signore, dopo un breve istante di riflessione: "Si, lei ha ragione, però guardi, davvero, è sufficiente scrivere quello che le ho detto per esprimere il mio dolore". L'impiegato, notando una certa espressione degli occhi e la tipica parlata del signore, sospetta che forse ci sia un po' di tirchieria genovese mal nascosta, dietro quella strana scelta. Allora incalza: "Mi scusi se mi permetto, ma se lo fa per risparmiare sul costo del necrologio, guardi che fino a 5 parole la tariffa è fissa, sono 10.000 lire, quindi sarebbe un peccato...". E il signore, con un certo interesse: "Ah, davvero? Beh, allora ha ragione, potrei aggiungere qualcosa...". Ci pensa un po' su, poi si decide: "Va bene, scriva così: 'Marta morta. Vendo Panda blu.'.

Una sposina in viaggio di nozze, a letto sotto le coperte, dice al marito genovese: "Caro, sono senza mutandine...". E il marito: "Inizi gia' con le spese ?!".

Un anziano signore è in punto di morte, attorno a lui sono radunati tutti i famigliari. L'uomo, con un filo di voce, chiama uno dei suoi figli: "Mario, Mario, dove t'ê? " "Son chi, poê, son chi! " L'uomo prosegue nel suo delirio: "Luigi, Luigi, dove t'ê? " "Son chi mi ascì!" "Cesira! dove t'ê, Cesira!" "Son chi, son chi!" A questo punto l'agonizzante apre gli occhi e, molto lucidamente, sbotta:
"O belin!!! Allöa, int'a buttega chi gh'è restòu?!!" (o cazzo ma nella bottega chi è rimasto?)

Due amiche (genovesi): "Cöse t'à regalòu tò màio pe Natale?" (cosa di ha regalato tuo marito per natale?) "Oh, un belin..." (un cazzo) "T'ô faièsci cangio co'n foulard?" (lo cambieresti con un foulard?)

Due genovesi rimangono bloccati da una tormenta di neve in una baita. Alcuni giorni dopo arrivano i soccorsi e bussano alla porta: "Chi gh'è?". (chi è?) "E' la Croce Rossa!". "Emmo zà dæto!". (abbiamo già dato!)

Due genovesi si incontrano: "oh bongiorno scio beppe, comme sciâ stà?" (… come sta?) "Oh beh.. à l'è mòrta mæ moggê" (… è morta mia moglie) "Oh belin.. e cöse gh'aveiva?" (o cazzo e cos'aveva?) "oh ninte... doe collaninn-e, 'n braccialetto..." (niente, due collanine, e un braccialetto...)

Dal panettiere: "Bongiorno scio Angelo... cöse ghe demmo ancheu?" (… cosa le diamo oggi?) "Mah.. scia me dagghe 'n chillo de pan..." (…due chili di pane)"Ma cosci' pòi ghe vegne dùo" (ma così poi le viene duro) "Allöa me ne dagghe dexe chilli..." (allora me ne dia 10 chili)

Un genovese porge qualcosa al facchino che gli ha portato le valigie, dicendogli: "Si prenda un caffè ..." e quello stupito: "Ma è una bustina di zucchero!" "Ah, beh ... se lo preferisce amaro me la riprendo".

A Genova: "Scià me dagghe doe candelinn-e pe-a torta de mæ figgia che doman compie trei anni!" (mi dia due candeline per la torta di mia figlia che domani compie tre anni) "Vorriâ dî træ candelinn-e?" (vorrà dire tre candeline?) "No doe, tanto mæ figgia a no sà ancon contâ!" (no, due. tanto mia figlia non sa ancora contare)



Statemi un po’ a sentire
voialtri della Foce, chi vi salva son quelli di Boccadasse
che sono più scemi di voi.

Ti ho detto che mi prepari
lo stoccafisso e fave secche
la gorgonzola coi grilli
e un bottiglione di vino buono

e invece mi hai preparato
la minestrina con le uova
fa più presto si a cuocere
ma e' un mangiare del belino.

O trilli trilli trilli
hai più musse che fazzoletti
fazzoletti non ne hai, hai più musse che soldi,

o gnao gnao gnao
ma belin come sei caro
e fotto fotto fotto ma belin come sei brutto.

E siamo di Genova, e siamo della foce,
e se ci girano le palle e non prendiamo più moglie,
finché al mondo ci sarà la moglie del mio vicino
non prendiamo più moglie per un bel belino!

Stanno ben bene quelli che c'han qualcosa, stanno bene, stanno bene...

o trilli trilli trilli,
hai più musse che fazzoletti
fazzoletti non ne hai, hai più musse che soldi,

o gnao gnao gnao
ma belin come sei caro
e fotto fotto fotto ma belin come sei brutto.

E siamo di Genova, con un sacco di voce,
se ci girano le palle e non prendiamo più moglie,
e poi gli ho detto per un momento,
e poi gli diciamo che si levino dai piedi,E siamo di Genova, e siamo della foce,
se ci girano le palle e non prendiamo più moglie,
finché al mondo ci sarà la moglie del mio vicino
non prendiamo più moglie per un bel belino,
per un bello violino!!!

E ora il "tocco di Amoon" la domandina che ribalta il post (eheheh) e fa sudare sette camicie :))

"E voi, cari amici e amiche, che ne pensate dei vostri concittadini?"