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(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia,
mi soddisfa e tanto mi basta.

lunedì 9 gennaio 2012

Ipnotica_mente burlona


Aprile 1907, a due anni dalla fine della guerra russo_giapponese la vita era ripresa tranquilla e prospera.
Erano circa le 10 del mattino e un battello navigava pacifico sul fiume.
I passeggeri erano intrattenuti da una specie di clown che portava un cappello con una lunga punta su cui era fissato un pallone colorato a forma di testa e dall'espressione ambigua, ora sembrava piangere, ora ridere, ora dormire, che ondeggiava riemergeva, danzava ingraziandosi i favori del pubblico e di coloro che si trovavano sulle rive.
Sanpei, che un tempo era stato agente di borsa, aveva da qualche anno scoperto di avere una notevole predisposizione e un un modo di fare il comico diverso dagli altri. Divertire lo metteva fuori di sè dalla gioia.
Alle prime le geishe ritenendolo solo bizzarro lo sopportavano mal volentieri e si sentivano a disagio con lui, ma poi, rendendosi conto che il suo comportamento era schietto e senza scopi reconditi, così solo per piacere e divertire, gli si affezionarono.
Generoso, disinteressato e spensierato, di tanto in tanto capitava che si portasse a casa una ex geisha e quando se ne innamorava diventava ancora più svenevole e, soddisfando ogni loro capriccio, acconsentiva prontamente a ogni loro richiesta.
Tuttavia era molto volubile e quando era innamorato sul serio lo dava a vedere, ma ben presto l'amore svaniva...
Mai nessuna si era veramente invaghita di lui, lo sfruttavano quanto possibile finchè era innamorato e poi se ne andavano al momento opportuno, alla prima occasione.
In questo modo dissipò la sua fortuna, perse il lavoro e finì col vivere di prestiti ed elemosine dei conoscenti che presto si stancarono di lui, delle sue burle e della mania di buttare tutto in faceto.
Fu allora che incontrò Sakakibara che lo prese con sè e ne fece una sorta di buffone di casa, finchè, accorgendosi delle sue doti, gli propose di trasformare in lavoro quel suo piacere.
Così prese lezioni e diventò Buffone di Professione.
Introdotto da Sakakibara nei salotti eleganti Sanpei fece fortuna. Una sera il compagno di giochi gli impose l'ipnosi, così tanto per divertire le geishe.
Sanpei era spaventato ma stette al gioco e nessuno avrebbe potuto mai pensare che recitasse, tanto si spinse senza vergogna e senza ritegno così da soddisfare ogni ordine imposto dal suo padrone.
Fu così abile ad apparire servile e obbediente che una geisha di cui era segretamente invaghito volle metterlo alla berlina organizzando per la sera successiva lo stesso gioco però in camera sua e, all'insaputa di Sanpei, invitò le amiche che, nascoste, avrebbero goduto dello spettacolo.
Ecco allora che Sanpei si ritrovò ipnotizzato, ma invece che dalla ragazza, dal suo irrefrenabile impulso di diventare lo zimbello di lei, farle credere di essere lei sola capace di ottenere tutto ciò che voleva da lui e gli concesse anche il piacere di credere che dipendesse dall'ipnosi invece che dal suo bisogno di compiacere.
La notte trascorse in giochi che forse mai sarebbero avvenuti senza lo stratagemma di stare al gioco e alla mattina quando lei tutta candida fece finta che la serata si fosse svolta tranquilla, lui nascose abilmente la sua soddisfazione, si vestì e usci di casa.
Qualche giorno dopo, l'amico Sakakibara gli chiese: "allora Sanpei, com'è andata?"
"Bene grazie, grazie a te tutto bene. Davvero una cosa banale, ha ceduto subito".
"Sei proprio un donnaiolo" celiò l'amico.
"Eh, eh, eh" ridacchiò Sanpei in modo molto professional battendosi la fronte con il ventaglio.

Liberamente tratto dal racconto Buffone di professione, "Opere" di Jun'ichirō Tanizaki 

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