Il quinto estratto dal libro "Donne di saggezza" è ricavato dalla storia di Nangsa Obum che l'autrice ha tradotto dal testo della rappresentazione teatrale che veniva eseguita dalle compagnie di attori nomadi nei cortili dei monasteri o nelle piazze dei paesi coinvolgendo per più giorni gli spettatori.
E' la biografia più estesa e complessa, tanto che ho pensato di accorpare in modo conseguente le fasi che compongono la prima parte della vicenda.
Poca importanza ha comprendere come si siano svolti i fatti giacchè si parla di rimaneggiamenti secolari, quanto di mettere in luce un linguaggio che tenta di rendere la forma mentis che muove le azioni dei personaggi (siamo nel XII secolo).
Mi fermerò poco dopo la fine del dialogo tra madre e figlio che ho trovato particolarmente toccante e che da un certo punto in avanti riporto testualmente e integralmente per riprendere e concludere con i versi del padre che l'accoglie dopo che la protagonista, Nangsa Obum, comunque e nonostante le preghiere del figlio, decide di partire.
Ho sognato
Un albero di loto sbocciare dal corpo
Lode ai genitori
esterni, interni e segreti, nella unione di gioia e di vuoto.
Di chi sei figlia?
Ho un figlio, mio erede
Esternamente è come una montagna di ferro,
Ma dentro è come un gioiello e tu devi sposarlo.
Sono figlia di gente comune
Ti prego lasciami andare!
Tu sei soltanto una donna comune,
Non importa.
Anche la freccia è lunga e flessibile,
E l'arco relativamente corto.
Anche l'oceano è grande e il pesce è piccolo.
Questa è la nuova moglie del principe.
Non pensando a te stessa
Dovrai rispettare tuo marito e tuo suocero,
Alzarti al canto del gallo, e come un cane sulla porta l'ultima ad andare a dormire.
Lavorare per tutti e vergognarti dei tuoi sbagli.
Perchè piangi?
Questa casa che non è mia.
Sono come la statua di un tempio che non si muove mai.
Non possiedo ciò di cui avrò bisogno per la futura vita.
Questo tuo corpo è come un arcobaleno lontano
Grazioso come un pappagallo, ma anche se possiedi una bella voce
Quello che dici non ha senso.
La morte non ti lascerà un momento di proroga.
Non c'è ragione di chiamarti madre di tuo figlio.
Questa terra è famosa per l'orzo.
Se vuoi dare tutto agli yogi,
perchè non te ne vai con loro?
Spirito di un demone!
Finora mi son limitata alle parole con te,
Ma ora sembra che debba farmi capire con le mani!
Sono io che ho il comando qui!
Quando guardo mio marito,
Mi viene in mente la bandiera che sventola sul tetto.
Anche se è mio marito, non è stabile.
Crede a ciò che gli raccontano gli altri, prima di sentire me.
Alzati, non dormire!
Guarda il fiore nel giardino.
Sembra vecchio quando grandina,
Ma non può morire, finchè non arriva l'autunno.
Il nonno ha ucciso mia madre, mentre io ero con lei.
Ora questo bambino è come un uccellino
che è stato abbandonato sulla terra.
Portatemi dov'è il corpo di mia madre.
Se mia madre potesse sentire il mio triste canto come sarei felice!
Guarda lassù sulla collina!
Non ci sono avvoltoi che cercano il corpo e nemmeno corvi.
C'è solo una densa luce d'arcobaleno.
Noi esseri senzienti, siamo ignoranti.
Dimentichi di ciò, abbiamo fatto molte cose stupide.
Ci dispiace di non aver mantenuto le promesse.
Ti prego perdonaci!
Mi prostro ai cinque veleni trasformati nelle cinque saggezze!
Prima di morire la figlia di mia madre viveva in una casa lussuosa
Il corpo sulla collina a est,
ero molto triste quando lo guardavo.
Quando la figlia di mia madre era viva
io cavalcavo cavalli focosi,
vivevo con molti servitori,
portavo molti gioielli.
Quando la figlia di mia madre era viva voi davate ascolto agli altri.
Ma quando sono morta, avete confessato le vostre colpe
e chiesto perdono.
Io me ne vado.
Sei morta e sei tornata in vita,
Se è vero è meraviglioso, Se è un sogno è molto triste
Madre prendimi con te!
Se sei rolang uccidimi!
Un bambino come me senza mamma
E' come un regno senza re.
Un regno non ha senso senza re.
Ti prego non andartene senza di me!
Sono come un giovane uomo senza coraggio,
anche se parla molto,
Non riesce a proteggere i suoi genitori,
O ferire i nemici.
Sono un bambino separato dalla mamma!
Una ruota del Mani che non ha avuto benedizioni
Non sarà considerata da nessuno.
Pensaci e non lasciarmi.
Anche se un uccello non ha ali
Cercherà di volare, continuerà a cadere.
In un posto senza erba e senza acqua
La gente anche se passa non si fermerà.
Ascolta, io non sono rolang (1).
Sono delong (2).
Sono morta e sono tornata in vita.
Così puoi essere felice.
Io sono una montagna nevosa,
E tu sei come il leone delle nevi.
Non essere attaccato a me.
Io sono solo una piccola collina rocciosa,
Un fulmine mi può spazzar via.
Tu, bel cerbiatto,
Non essere attaccato a me. Io sono come la collina erbosa,
Ci sono prati migliori.
Quando viene l'autunno mi faccio paurosamente piccola.
Tu sei un pesciolino d'oro,
Non essere attaccato a me.
Io sono come un laghetto che si può prosciugare al sole.
Ci sono grandi mari più sicuri.
Tu sei un bell'uccello,
Non essere attaccato a me.
Io sono come un piccolo giardino che si può seccare.
Ci sono giardini più grandi.
Tu, bell'ape d'oro.
Non essere attaccato a me.
Io sono soltanto un fiore qualsiasi.
Qui vicino ci sono grandi fiori di loto.
Io posso essere distrutta dalla grandine.
Mio piccolo figlio, non essere attaccato a me,
La famiglia Rinang è più sicura.
Io posso morire.
Ascolta le mie parole e tienile bene a mente.
Tu, mia unica madre ascolta.
Se io, il leone delle nevi,
non resto con te, montagna nevosa,
Anche se non verrò ucciso dai lampi,
La mia criniera azzurra non potrà crescere.
Ti prego resta finchè la criniera azzurra non mi sarà cresciuta.
Quando avrò la criniera azzurra, andremo assieme a praticare.
Intanto il sole non ti scioglierà,
Tu puoi stare all'ombra.
Se io, che sono come un'aquila doro
Su un'alta montagna rocciosa,
Non resto in contatto con la montagna,
Anche se non sarò ucciso,
Non mi cresceranno grandi ali.
Intanto non saremo colpiti dai lampi,
Perchè ci sarà un guru potente che ci proteggerà.
Se un cerbiatto come me
Non rimane nel bosco,
Anche se non sarà ucciso dai cacciatori,
Non gli cresceranno belle corna.
Ti prego, non andartene finchè io non avrò le corna.
Intanto la grandine non ti distruggerà
Perchè noi diremo alle nuvole di andare da un'altra parte.
Se un pesciolino come me
Non resta dentro te, la madre acqua,
Anche se non sarò preso all'amo dal pescatore,
Non sarò in grado di nuotare veloce.
Finchè non sarò così forte,
Ti prego, madre lago, resta qui!
Intanto il sole non ti prosciugherà
perchè faremo preghiere ai Naga che vivono sott'acqua.
Se un uccellino canterino come me
Non è legato a un giardino,
Anche se un'aquila non mi ucciderà,
Non potrò mai sviluppare la bella voce.
Rimani qui.
Nel frattempo l'autunno non ti seccherà.
Perchè possiamo dire al tempo di non permettere che accada.
Se una piccola ape come me
Non è legata a te, madre fiore,
Anche se gli uccelli non mi uccideranno,
Non avrò mai ali d'argento.
Fino a quando non sarò in grado di fare il miele da solo,
Fiore selvaggio non andare via!
Nel frattempo non sarai distrutta dalla grandine,
Perchè ci procureremo un'anfora magica che ferma la grandine.
Se io, piccolo Lhau Darpo,
Non resterò con te, madre amorevole,
Non potrò crescere.
Finchè non sarò capace di cavarmela da solo,
Non lasciarmi!
E quando sarò grande abbastanza potremo andarcene insieme.
Intanto tu non morirai, perchè faremo una iniziazione speciale
e pregheremo il Signore della lunga vita.
Se Ani ha parlato male di te a mio padre,
causando così le percosse,
Ricorda che la compassione è la cosa più importante
e non essere arrabbiata.
Il tuo piccolo figlio_amico sta piangendo e se tu non hai compassione
e non mi presti ascolto
Non c'è differenza tra te e gli animali selvaggi che vivono nelle grotte.
(...)
Figlia mia,
prima che la montagna nevosa si fosse sciolta,
Il leone delle nevi è ritornato.
Grazie per esser tornato! Ti è cresciuta una bella criniera azzurra.
Prima che la montagna rocciosa fosse caduta,
Abbattuta da un fulmine,
La piccola aquila è tornata.
Grazie per esser tornata!
Ti sono cresciute le ali?
Prima che la foresta si fosse seccata
Il piccolo fauno ha fatto ritorno.
Grazie! E' passato così tanto tempo!
Ti sono cresciute le corna?
Prima che il laghetto si fosse prosciugato,
Il pesciolino è ritornato.
Nuoti bene?
Prima che il giardino fosse secco,
L'uccello canterino è ritornato dalla giungla.
Grazie per esser tornato!
Ti è venuta una bella voce?
Prima che i fiori del giardino fossero distrutti dalla grandine,
La piccola ape ha fatto ritorno.
Ti sono cresciute le ali d'argento?
Prima che i tuoi vecchi genitori fossero morti
Sei ritornata, Nangsa!
E' tanto tempo che non ti vediamo!
Stai bene?
1) un cadavere che torna in vita dopo la morte ed è posseduto da uno spirito malefico.
2) lo stesso di rolang a differenza del fatto che ha visitato il regno dell'oltretomba ed è quindi considerato al pari di un grande maestro spirituale.
Introduzione e indice
provvisoriamente _ ironicamente _ fugacemente _ instabilmente _ cinicamente _ p a r a l l e l a m e n t e_click
.
(...) vecchia (e stanca) bio contadina part time,
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
per chi guarda da fuori, una stanza al pari di un'altra.
bella o brutta che sia, mi soddisfa e tanto mi basta.
considero il blog una finestra come le altre che ho in casa e,
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bella o brutta che sia, mi soddisfa e tanto mi basta.
Visualizzazione post con etichetta buddhismo tantrico tibetano. Mostra tutti i post
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domenica 18 dicembre 2011
mercoledì 23 novembre 2011
Non nascita e Karma
Sta a indicare che la conoscenza profonda è al di fuori dell'esistenza condizionata. Ciò che nasce deve anche morire, e ciò che è "non nato" non rientra quindi in questi limiti. Inoltre ciò che non ha inizio è diverso da qualcosa che è eterno, perché il concetto di eternità presuppone certi limiti.
Il karma dunque può dirsi la ripetizione di un processo che non ha inizio e per tanto una fine anche se a livello più alto avviene una sorta di trasmutazione che è in certo modo al di fuori di quanto sia comprensibile o esprimibile a parole e che si ottiene appunto attraverso una pratica continua e mirata a migliorare il karma originario della fase di cui abbiamo consapevolezza nel qui ed ora, nel c'era a questo punto, nella dimensione dove le cose sono come veramente sono, vuoti di un sè.
"Il rituale del buddismo tantrico tibetano prevede che il praticante visualizzi la coscienza che, abbandonato il corpo attraverso la sommità del capo, si trasforma in una dakini feroce. Poi, questa dakini feroce, con il suo coltello uncinato a forma di luna crescente, taglia la parte superiore della testa del praticante. Quindi la coppa_teschio è posta su un treppiedi fatto di tre teschi che sta sopra un fuoco. Il resto del corpo, fatto a pezzi, viene messo nel teschio, e si espande all'infinito. Allora tutto il cadavere, sangue e viscere, si trasforma in nettare, che viene poi offerto a tutti i tipi di esseri immaginabili, soddisfacendo tutti i loro possibili desideri. Dopo che tutti gli esseri hanno mangiato a sazietà, il praticante ricorda a se stesso che l'offerente, l'offerta a coloro ai quali si è offerto, sono tutti "vuoti", e si sforza di restare nello stato di tale cognizione".
Un percorso tutt'altro che lineare e tranquillo.
Strettamente connessa all'idea del non sè, la dottrina dell'origine dipendente o delle Dodici fasi del processo di azione karmica, che inizia con la nascita di un pensiero che si concretizza in azione, e poi finisce. Questo processo è spesso rappresentato nella cornice che circonda la Ruota Tibetana della Vita.
Le dodici fasi che conducono alla presa di coscienza che accompagnata dalle buone pratiche può modificare un karma negativo sono:
ignoranza
intesa non solo come assenza di conoscenza, ma come coscienza che percepisce scorretamente la realtà e motiva gli esseri a compiere azioni che, avendo una base erronea, conducono a reazioni negative.
associazione di impressioni
in pratica le azioni conseguenti al karma in atto.
consapevolezza
ciò che si acquisisce all'inizio di una nuova vita è il frutto di ciò che è stato prodotto in quella precedente.
nome e forma
il nome sono gli aggregati di sensazioni e la forma la loro manifestazione.
i sei organi di senso
manifestazione che viene codificata dai cinque sensi e la conoscenza di essi
contatto
ovvero convergenza di oggetto, facoltà sensoriale e coscienza.
sensazione
che codifica e distingue tra piacere, gradevolezza e neutralità.
desiderio
aspirazione al piacere.
attrazione sessuale
ricerca del piacere e attaccamento.
procreazione
intesa come rinascita successiva.
nascita
ovvero predestinazione, dal livello di sviluppo dei punti precedenti si predispongono i fattori che determineranno la nuova natura (umana, animale, vegetale, ecc).
vecchiaia e morte
la prima inizia al momento della nascita e la seconda è l'inevitabile conseguenza che, secondo il buddismo, può in certi casi essere evitata attraverso la meditazione.
giovedì 10 novembre 2011
analogie tantriche
Jomo Memo è la biografia dove tutto accade all'improvviso. Una necessarietà da cui non si può prescindere.
E' forse il racconto più tantrico, quello in cui maggiormente emerge il tema della pratica sessuale condivisa con un partner.
Come per le altre jogini del libro l'incontro è unico nella vita, e mai coincide con la figura dello sposo, sebbene alcune di loro fossero sposate prima di lasciare la loro vecchia vita per il buddhismo.
E' la storia di una donna predestinata, niente avrebbe potuto evitare ciò che avrebbe poi realizzato.
All'improvviso appena adolescente cade per incidente in un pozzo e quando ne riemerge è un'altra persona.
Fa il suo percorso e a un certo punto improvvisa la necessità di un incontro tantrico per sciogliere il blocco nell'energia sottile e riuscire a decifrare il suo karma.
L'unione tantrica ha infatti lo scopo di unire la "cognizione profonda" della jogini con il "metodo" dello yogi senza di cui non è possibile fare esperienza dei misteri del tantra.
Una necessità assoluta e imprescindibile esattamente come, ad esempio, accade nel caso di un recipiente che se non è stato cotto non può essere usato, o un luogo senza legna, dove il fuoco non può bruciare.
E' una relazione che non ha nulla a che vedere con l'amore o il matrimonio, infatti ho scelto questo video proprio perchè rappresenta il mio pensiero sull'incontro e lo scambio tantrico: un gesto di fiducia totale, abbandono, forza, contrasti, equilibri, sospensioni, intese, scambi e tanto tempo, duro allenamento, impegno.
In questo modo quella che oggi chiameremmo simpatia, empatia, confidenza, intesa, feeling e in tanti altri modi che si possono dire ma soprattutto "quello" che non si potrebbe dire che accada e vi sia tra due persone, si trasferisce attraverso il corpo, la voce e la mente come fossero "anelli di una catena, o come il latte materno per il bambino. Il latte artificiale non funziona; senza il contatto fresco e personale, l'insegnamento muore".
mercoledì 9 novembre 2011
lo stato delle cose come sono
La pratica è l'essenza del pensiero tantrico tibetano e del buddhismo. Ogni insegnamento sottolinea sempre la differenza tra la conoscenza intellettuale e l'integrazione del suo significato nel sè.
Le vie attraverso cui realizzare questa integrazione sono molteplici, nel mio caso specifico procedo in modo sistemico, cioè ricerco e se trovo integro nel già noto ripianificando e risistemando il tutto.
Mi risintonizzo sulla nuova frequenza senza curarmi molto di trattenere a forza qualcosa, cercando di far agire spontaneamente quello che naturalmente si armonizza o prevale.
Senza saperlo pratico la via dei Quattro Prajna: ascoltare, considerare, meditare, capire. In questo senso parlavo di disciplina. Determinate letture mi aiutano a mettere ordine nel processo interiore e spesso a individuare gli squilibri di sistema.
Spesso so dov'è il problema ma non so come attenuarlo o risolverlo, allora applicare dei modelli di indagine e confronto fa sì che i contorni si definiscano e il pensiero si orienti verso pratiche che facilitino il superamento dell'ostacolo, nel momento presente: l'attaccamento.
Leggo che se smetto di cercare di afferrare, "scompare la tensione nevrotica ed emerge lo stato preesistente della mente gioiosamente fresca". Ora non pretendo la gioiosità, ma recuperare una serenità d'animo che è stata turbata da una serie di eventi, quello certo mi farebbe piacere.
Gelosia e possessività sono da sempre i miei talloni d'Achille. Rabbie improvvise che possono sopraggiungere quando una relazione (non necessariamente solo con l'altro sesso) diventa confidenziale.
Allora mi defilo, cerco di evitare di mostrarmi incattivita e a volte gli altri neanche si accorgono o attribuiscono ad altro il mio malumore, e io resto a fare ii conti con questo attaccamento che sembra davvero come una colla che cementifica parti di me con quelle dell'altra persona.
Il che va benissimo se anche l'altra persona è consapevole e desiderosa di vivere questo momentaneo attaccamento.
Il problema nasce quando così non è.
Ciò a cui dovrei riuscire a tendere (non tanto perchè è scritto ma perchè ciò che leggo corrisponde alla cosa più vicina al mio stato attuale di consapevolezza e di realtà soggettiva) è far sì che dispiacere e piacere, vicino e lontano, passione e aggressività, siano sentiti come di un unico sapore, "nello spazio dove le cose sono come veramente sono".
In questa dimensione concreta (perchè relativamente a ciascun soggetto esistono concetti assoluti) può capitare di incontrare i propri demoni e fantasmi, dunque non sto parlando di esperienze new age e di pensiero positivo e altre amenità di questo tipo.
Machig Lapdron, nel corso delle sue pratiche, si trovò assediata da questi demoni, ma invece di averne paura, lei offrì loro il suo corpo, che essi non riuscirono a divorare perchè era senza io.
Il primo demone è detto "demone che blocca i sensi"
Si manifesta ogni volta che vediamo o sentiamo qualcosa con i sensi. La percezione si blocca dal desiderio di possederla.
Il secondo demone è il "demone che non si riesce a controllare"
E' un processo del pensiero che continua ininterrottamente impadronendosi di noi così che la mente vaga da una cosa all'altra e la nostra presenza è completamente distratta.
Il terzo demone e il "demone del piacere"
Che sia un buon cibo, una persona o un sogno restiamo attaccati a quel piacere che diventa ostacolo al mantenimento dello stato di chiarezza.
Il quarto demone e il "demone dell'io"
L'io è ciò con cui condizioniamo il nostro mondo. Poggia sul principio di un sè e di un altro da sè.
L'inconscio, pieno di energia furiosa e di paura di sconfitta, attacca la coscienza che si intromette.
I demoni (proiezione dell'io) possono far del male solo a chi ha qualcosa da difendere e non hanno pertanto la capacità di disturbare chi non ha una zona da difendere (cioè l'io).
Il Vuoto non ha bisogno di appoggio,
La Mahamudra non si appoggia a nulla.
Senza alcuno sforzo,
Ma rimanendo sciolti e naturali
Si può rompere il giogo
Ottenendo la liberazione.
Introduzione e indice
Le vie attraverso cui realizzare questa integrazione sono molteplici, nel mio caso specifico procedo in modo sistemico, cioè ricerco e se trovo integro nel già noto ripianificando e risistemando il tutto.
Mi risintonizzo sulla nuova frequenza senza curarmi molto di trattenere a forza qualcosa, cercando di far agire spontaneamente quello che naturalmente si armonizza o prevale.
Senza saperlo pratico la via dei Quattro Prajna: ascoltare, considerare, meditare, capire. In questo senso parlavo di disciplina. Determinate letture mi aiutano a mettere ordine nel processo interiore e spesso a individuare gli squilibri di sistema.
Spesso so dov'è il problema ma non so come attenuarlo o risolverlo, allora applicare dei modelli di indagine e confronto fa sì che i contorni si definiscano e il pensiero si orienti verso pratiche che facilitino il superamento dell'ostacolo, nel momento presente: l'attaccamento.
Leggo che se smetto di cercare di afferrare, "scompare la tensione nevrotica ed emerge lo stato preesistente della mente gioiosamente fresca". Ora non pretendo la gioiosità, ma recuperare una serenità d'animo che è stata turbata da una serie di eventi, quello certo mi farebbe piacere.
Gelosia e possessività sono da sempre i miei talloni d'Achille. Rabbie improvvise che possono sopraggiungere quando una relazione (non necessariamente solo con l'altro sesso) diventa confidenziale.
Allora mi defilo, cerco di evitare di mostrarmi incattivita e a volte gli altri neanche si accorgono o attribuiscono ad altro il mio malumore, e io resto a fare ii conti con questo attaccamento che sembra davvero come una colla che cementifica parti di me con quelle dell'altra persona.
Il che va benissimo se anche l'altra persona è consapevole e desiderosa di vivere questo momentaneo attaccamento.
Il problema nasce quando così non è.
Ciò a cui dovrei riuscire a tendere (non tanto perchè è scritto ma perchè ciò che leggo corrisponde alla cosa più vicina al mio stato attuale di consapevolezza e di realtà soggettiva) è far sì che dispiacere e piacere, vicino e lontano, passione e aggressività, siano sentiti come di un unico sapore, "nello spazio dove le cose sono come veramente sono".
In questa dimensione concreta (perchè relativamente a ciascun soggetto esistono concetti assoluti) può capitare di incontrare i propri demoni e fantasmi, dunque non sto parlando di esperienze new age e di pensiero positivo e altre amenità di questo tipo.
Machig Lapdron, nel corso delle sue pratiche, si trovò assediata da questi demoni, ma invece di averne paura, lei offrì loro il suo corpo, che essi non riuscirono a divorare perchè era senza io.
Il primo demone è detto "demone che blocca i sensi"
Si manifesta ogni volta che vediamo o sentiamo qualcosa con i sensi. La percezione si blocca dal desiderio di possederla.
Il secondo demone è il "demone che non si riesce a controllare"
E' un processo del pensiero che continua ininterrottamente impadronendosi di noi così che la mente vaga da una cosa all'altra e la nostra presenza è completamente distratta.
Il terzo demone e il "demone del piacere"
Che sia un buon cibo, una persona o un sogno restiamo attaccati a quel piacere che diventa ostacolo al mantenimento dello stato di chiarezza.
Il quarto demone e il "demone dell'io"
L'io è ciò con cui condizioniamo il nostro mondo. Poggia sul principio di un sè e di un altro da sè.
L'inconscio, pieno di energia furiosa e di paura di sconfitta, attacca la coscienza che si intromette.
I demoni (proiezione dell'io) possono far del male solo a chi ha qualcosa da difendere e non hanno pertanto la capacità di disturbare chi non ha una zona da difendere (cioè l'io).
Il Vuoto non ha bisogno di appoggio,
La Mahamudra non si appoggia a nulla.
Senza alcuno sforzo,
Ma rimanendo sciolti e naturali
Si può rompere il giogo
Ottenendo la liberazione.
Introduzione e indice
martedì 8 novembre 2011
C'è a questo punto
Se a gennaio scorso prese avvio la narrazione dei 36 stratagemmi, quest'anno saranno gli spunti delle sei donne di saggezza a fare da filo conduttore al mio dialogo sui principi che hanno regolato l'esistenza degli uomini e delle donne nell'antico oriente.
Sintetizzare ognuna delle sei biografie non ha molto senso dato che ciascuna narra fondamentalmente qualcosa che nel nostro linguaggio si trasforma nella banalità del ciclo: nascere, crescere, morire.
Come avviene quando si dice "c'era una volta" che qui diventa "c'è a questo punto", questo ciclo va immaginato come: non nascere, stato di vacuità, non morte.
Un rovesciamento mentale in cui occorre tener conto che mentre l'occidente era assorto nelle scoperte scientifiche, in India e Tibet gli yogi hanno sviluppato la mente e il corpo così che mentre noi abbiamo ottenuto i nostri miracoli: la televisione, il telefono, l'aeroplano che solo duecento anni fa sarebbero stati inconcepibili alla mente umana e considerati eresie, c'era chi nella solitudine eremitica sviluppava altro genere di ricerche producendo effetti quali quelli narrati in questo libro, dal volare, al levitare, al lasciare impronte sugli scogli, al mutare gli eventi e altre "stranezze".
Ora da atea, non mi pongo il problema di conoscere queste dottrine per ricavarne una fede, quanto perchè essendo una visionaria pragmatica, mi offrono un metodo (per altro collaudato) per fare il punto sulla mia personale evoluzione di essere umano, mi aiutano a disciplinarmi.
In qualche modo questo che ho scritto è il fulcro delle storie delle sei yogini. A un certo punto nasce potente e prepotente l'esigenza di andare contro tutti e contro tutto pur di arrivare il più vicino possibile al sè, inteso però diversamente da quanto vale oggi qui, in questo tempo e in questo spazio.
Drenchen Rema (donna vestita di cotone, dalla grande consapevolezza) realizza a tredici anni di voler compiere questo percorso e non sente ragioni di sorta. Non "glienefreganiente"neanche di essere riconosciuta come dakini dagli altri, le interessa solo "praticare" in solitudine e povertà, tanto che quando trovò un'adepta le disse: "Se vieni con me, devi rinunciare a tutto e vivere di acqua". O quando fu riconosciuta da una folla che la provocava dicendole: "Se sei una dakini, mostraci i tuoi poteri" a cui rispose: "Non ho poteri!" e arrabbiata, cominciò a scagliare contro di loro pietre, ma anzichè ferirli, le pietre curavano tutti i loro mali.
E' il profilo più scarno, esprime su tutti un concetto:
Quanto hai dubbi o devi prendere decisioni, usa la tua saggezza innata, non rivolgerti agli altri. Unisci il modo di vedere con il modo di agire.
Saggezza innata e coerenza tra il dire e il fare. Essenzialità che mi vede concorde.
Andar dietro alle troppe parole che mutano a seconda di come gira il vento è come per un elefante promettere di condividere il persempre con una farfalla. Dopo due giorni la farfalla muore e l'elefante vive altri cento anni "senza". Le parole danno origine ai fatti e alle azioni e le descrivono, ma sono labili, imprecise, interpretabili mentre l'essenza del proprio pensiero (o del pensiero proprio) è una guida più precisa e sincera, più aderente all'origine e alla meta.
Il miglior modo di combattere il male è quello di progredire energicamente nel bene.
(I Ching)
Introduzione e indice
Sintetizzare ognuna delle sei biografie non ha molto senso dato che ciascuna narra fondamentalmente qualcosa che nel nostro linguaggio si trasforma nella banalità del ciclo: nascere, crescere, morire.
Come avviene quando si dice "c'era una volta" che qui diventa "c'è a questo punto", questo ciclo va immaginato come: non nascere, stato di vacuità, non morte.
Un rovesciamento mentale in cui occorre tener conto che mentre l'occidente era assorto nelle scoperte scientifiche, in India e Tibet gli yogi hanno sviluppato la mente e il corpo così che mentre noi abbiamo ottenuto i nostri miracoli: la televisione, il telefono, l'aeroplano che solo duecento anni fa sarebbero stati inconcepibili alla mente umana e considerati eresie, c'era chi nella solitudine eremitica sviluppava altro genere di ricerche producendo effetti quali quelli narrati in questo libro, dal volare, al levitare, al lasciare impronte sugli scogli, al mutare gli eventi e altre "stranezze".
Ora da atea, non mi pongo il problema di conoscere queste dottrine per ricavarne una fede, quanto perchè essendo una visionaria pragmatica, mi offrono un metodo (per altro collaudato) per fare il punto sulla mia personale evoluzione di essere umano, mi aiutano a disciplinarmi.
In qualche modo questo che ho scritto è il fulcro delle storie delle sei yogini. A un certo punto nasce potente e prepotente l'esigenza di andare contro tutti e contro tutto pur di arrivare il più vicino possibile al sè, inteso però diversamente da quanto vale oggi qui, in questo tempo e in questo spazio.
Drenchen Rema (donna vestita di cotone, dalla grande consapevolezza) realizza a tredici anni di voler compiere questo percorso e non sente ragioni di sorta. Non "glienefreganiente"neanche di essere riconosciuta come dakini dagli altri, le interessa solo "praticare" in solitudine e povertà, tanto che quando trovò un'adepta le disse: "Se vieni con me, devi rinunciare a tutto e vivere di acqua". O quando fu riconosciuta da una folla che la provocava dicendole: "Se sei una dakini, mostraci i tuoi poteri" a cui rispose: "Non ho poteri!" e arrabbiata, cominciò a scagliare contro di loro pietre, ma anzichè ferirli, le pietre curavano tutti i loro mali.
E' il profilo più scarno, esprime su tutti un concetto:
Quanto hai dubbi o devi prendere decisioni, usa la tua saggezza innata, non rivolgerti agli altri. Unisci il modo di vedere con il modo di agire.
Saggezza innata e coerenza tra il dire e il fare. Essenzialità che mi vede concorde.
Andar dietro alle troppe parole che mutano a seconda di come gira il vento è come per un elefante promettere di condividere il persempre con una farfalla. Dopo due giorni la farfalla muore e l'elefante vive altri cento anni "senza". Le parole danno origine ai fatti e alle azioni e le descrivono, ma sono labili, imprecise, interpretabili mentre l'essenza del proprio pensiero (o del pensiero proprio) è una guida più precisa e sincera, più aderente all'origine e alla meta.
Il miglior modo di combattere il male è quello di progredire energicamente nel bene.
(I Ching)
Introduzione e indice
venerdì 4 novembre 2011
la mente del principiante
Sandhyabhasa ovvero, tradotto dal sanscrito, "la lingua del crepuscolo", attraverso cui si esprime un "diverso modo di conoscere" e cioè una sorta di linguaggio intraducibile utilizzato dalle dakini (in tibetano: khadro, in italiano: "che va nel cielo") ossia la manifestazione più importante del principio femminile nel buddhismo tibetano.
NON sono buddhista, ma da diversi anni mi capita spesso di trovare definizioni di quelle che definisco le mie priorità nel pensiero orientale e in particolare in quello zen, appunto nel buddhismo, oltre che nel feng shui cinese.
La mente del principiante (principiante non nel senso di dilettante quanto di "iniziante") è, diciamo, una guida a questo processo di avvicinamento a saperi esoterici o quanto meno insoliti, una sorta di atteggiamento mentale che fa sì che spesso quando ci si trova allo scuro di una materia o di un argomento se ne riesca a intuire l'essenza ed estrapolarne una qualità, ma anche qualcosa che ha a che fare con la curiosità iniziale "che prende spunto e via" e alla tendenza a interessarsi dei fenomeni intorno e dentro di noi in modo istintivo e nonostante il parere o il giudizio contrario degli altri.
Allo stesso modo, anzi viceversa, quando l'incontro non si conferma vicino o interessante per noi, così come quando si diventa o ci si considera esperti in qualche cosa questa abilità si smorza, diventa ripetizione e noia o sparisce inghiottita dal rumore e da tutto quello che può allontanarci dal nostro centro, dalla nostra ricerca, dalla modalità conoscitiva che ci è propria.
Ho iniziato questo libro piuttosto complesso sulla donna e il principio femminile nel buddhismo tibetano attraverso la vita di sei monache buddhiste e solo la prefazione e l'introduzione sono di ben ottanta pagine su duecentocinquantaquattro.
Ho iniziato questo libro piuttosto complesso sulla donna e il principio femminile nel buddhismo tibetano attraverso la vita di sei monache buddhiste e solo la prefazione e l'introduzione sono di ben ottanta pagine su duecentocinquantaquattro.
E' da lì che ho preso spunto per la mente del principiante, la lingua del crepuscolo, le dakini, la verginità e il silenzio. Ora però come procedere in modo ordinato?
E qui torniamo al linguaggio delle dakini, come lo spiegherebbero il bisogno a un certo punto della vita di una donna di fare esperienza di un'esistenza "vergine"?
Intanto non comincerebbero mai col dire "c'era una volta" semmai "c'era a un certo punto" perché siamo all'interno di forme pensiero in cui si sa che tutta la vita è uno scorrere di cicli successivi e ricorrenti.
Intanto non comincerebbero mai col dire "c'era una volta" semmai "c'era a un certo punto" perché siamo all'interno di forme pensiero in cui si sa che tutta la vita è uno scorrere di cicli successivi e ricorrenti.
Per esempio io non l'ho vissuta la condizione di verginità, dato che negli anni '70 si passava dall'infanzia alle orge (semplifico un po', ma serve a far capire) quindi è anche normale che a un certo punto si avverta l'esigenza o la curiosità di fare anche senza (magari perché sei obbligata), oppure perchè entra in gioco il pensiero orientale.
Ogni esperienza ha un suo perché, nasce da qualcosa di profondo che è in noi e che spesso si vorrebbe diverso o semplicemente è tempo che cambi.
Ogni esperienza ha un suo perché, nasce da qualcosa di profondo che è in noi e che spesso si vorrebbe diverso o semplicemente è tempo che cambi.
E qui si passa al ruolo del silenzio, al ritiro dal mondo, all'isolamento o, detto in altri termini, alla discesa negli inferi e alla riemersione che spesso ha a che vedere con la malattia o che comunque piacevole non è, sebbene sia assolutamente necessaria ma (a mio avviso) da considerarsi sempre momentanea e da accettare quindi con paziente rassegnazione, anche considerando il fatto che vi possa essere un vantaggio o un insegnamento di cui rallegrarsi anche nei momenti bui (facile a dirsi, lo so, tuttavia non è da escludere), insomma alternanza, fluttuazione, complementarietà.
Alcune dakini sono saggezza, altre tentazione, l'alternanza delle une con le altre è il contrario della barriera dualistica che conduce alla continua lotta tra tra lo spazio interno e quello esterno. E' invece una sorta di gioco sfaccettato. "Alla dakini piace scherzare: gioca d'azzardo con la tua vita", parla attraverso l'esperienza anzichè complicate disquisizioni filosofiche, per questo è in relazione agli insegnamenti tantrici che hanno a che fare direttamente con l'energia del corpo, della voce e della mente piuttosto che con gli insegnamenti sutrici, più intellettuali.
Alcune dakini sono saggezza, altre tentazione, l'alternanza delle une con le altre è il contrario della barriera dualistica che conduce alla continua lotta tra tra lo spazio interno e quello esterno. E' invece una sorta di gioco sfaccettato. "Alla dakini piace scherzare: gioca d'azzardo con la tua vita", parla attraverso l'esperienza anzichè complicate disquisizioni filosofiche, per questo è in relazione agli insegnamenti tantrici che hanno a che fare direttamente con l'energia del corpo, della voce e della mente piuttosto che con gli insegnamenti sutrici, più intellettuali.
Iniziazione e liberazione sono altri due termini ricorrenti nell'introduzione e posso ben comprendere perché. Il senso da dare non è quello dell'ascesa materiale verso la fama e la fortuna (come si pensa in occidente) ma lo sviluppo dei livelli sottili della persona, il processo per cui l'individuo prende una decisione.
Nel caso specifico delle storie narrate nel libro (ma anche nel mio piccolo soprattutto negli ultimi anni) le decisioni sono guidate dai sogni, da visioni e da intuizioni espresse nel linguaggio delle dakini che assomiglia alla musica delle sfere nell'ora del crepuscolo che nel libro si intende come il momento tra la veglia e il sonno, ma che personalmente associo all'autunno, alla maturità, al romanticismo decadente che ti coglie indipendentemente dall'età anagrafica anzi spesso la cambia tanto da farci sembrare a volte decrepiti e subito dopo come rinati.
Ovviamente il testo parla diffusamente del ruolo maschile all'interno del processo di liberazione della dakini, ma in ultima analisi il buddhismo tantrico tibetano è tra i meno discriminanti e le differenze tra l'uomo e la donna di fatto cessano di esistere proprio in quanto espressione di un dualismo che è più ostacolo che viatico per il raggiungimento degli obiettivi di questa scuola di pensiero.
Nel caso specifico delle storie narrate nel libro (ma anche nel mio piccolo soprattutto negli ultimi anni) le decisioni sono guidate dai sogni, da visioni e da intuizioni espresse nel linguaggio delle dakini che assomiglia alla musica delle sfere nell'ora del crepuscolo che nel libro si intende come il momento tra la veglia e il sonno, ma che personalmente associo all'autunno, alla maturità, al romanticismo decadente che ti coglie indipendentemente dall'età anagrafica anzi spesso la cambia tanto da farci sembrare a volte decrepiti e subito dopo come rinati.
Ovviamente il testo parla diffusamente del ruolo maschile all'interno del processo di liberazione della dakini, ma in ultima analisi il buddhismo tantrico tibetano è tra i meno discriminanti e le differenze tra l'uomo e la donna di fatto cessano di esistere proprio in quanto espressione di un dualismo che è più ostacolo che viatico per il raggiungimento degli obiettivi di questa scuola di pensiero.
Indice dei successivi post
Nangsa Obum
Lasciar andare e poi tornare
Apprendimento esperienziale
Machig Lapdron
Lo stato delle cose come sono
Jomo Memo
Analogie tantriche
Machig Ongjo
Non nascita e karma
Drenchen Rema
C'è a questo punto
A-Yu Khadro
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